Yayoi Kusama: Voglio vivere per sempre

di Redazione 1


Il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano inaugura il 27 novembre la mostra YAYOI KUSAMA. I WANT TO LIVE FOREVER, a cura di Akira Tatehata (Direttore del National Museum of Art di Osaka).

Un evento unico, in esclusiva assoluta per l’Italia, dedicato alla protagonista indiscussa dell’arte contemporanea giapponese. Oltre a dipinti figurativi e astratti di recente realizzazione, sculture di grandi dimensioni e installazioni create nell’ultimo decennio, sarà esposta una selezione di disegni formativi risalenti agli anni ’50 e ’60.
In mostra anche Narcissus Garden, l’installazione-scultura presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia (1966). Kusama produsse questo ambiente interattivo composto da 1500 sfere metalliche con l’assistenza di Lucio Fontana. In una presentazione improvvisata sul prato del Padiglione Italiano, Kusama, vestita in kimono, punto’ l’attenzione sugli aspetti commerciali usualmente velati della Biennale, vendendo ogni sfera a 1.200 lire. Piu’ di quaranta anni dopo, Narcissus Garden arriva a Milano per la prima volta.

Kusama produsse i suoi primi enormi dipinti infinity alla fine degli anni ’50 a New York dove si era trasferita come giovane artista. L’intrinseco paradosso filosofico di questi lavori – che ‘l’infinito’ possa essere quantificato all’interno della cornice arbitraria di una tela preconfezionata – insieme alle implicazioni piu’ soggettive e ossessive della loro genesi, li distinsero dall’astrattismo minimalista che avrebbe dominato la scena artistica locale parecchi anni dopo.

Oggi Kusama compone i dipinti Infinity Net come campi isotropi pieni di elementi uniformemente distribuiti, siano essi austere monocromie o vibranti contrasti a tinte psichedeliche, come lo spettacolare dipinto a cinque pannelli I Want to Live Forever (2008).
I suoi ultimi dipinti figurativi, come Cosmic Space (2008) dove occhi, amebe e altre forme biomorfe indeterminate abbondano, riflettono un’ossessione per la mortalità, oltre che per l’illuminismo, la solitudine, il vuoto, e i misteri dell’universo fisico e metafisico.

La scultura di Kusama mostra un altro approccio alla visualizzazione dell’infinito attraverso il continuo uso di specchi, come nella scultura autoportante Passing Winter (2005) o nel complesso ambiente Aftermath of Obliteration of Eternity (2008), che utilizza un sistema di semplici ma ingegnosi strumenti ottici per creare un’interazione senza fine di luce riflessa.

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