Jeff Koons apre la sua casa ed il suo studio

di Redazione Commenta

 A 55 anni suonati Jeff Koons è uno dei più celebri artisti viventi e non ha certo problemi di soldi. Quindi come ogni Paperone che si rispetti anche Koons possiede la sua bella collezione di opere d’arte che attualmente invade gli spazi della sua residenza nell’Upper East Side di Manhattan.La testata giornalistica New York Times si è quindi recata a casa Koons per fargli visita.Tra i tanti capolavori, in un angolo della casa è possibile trovare un’opera raffigurante Gesù Cristo del 16esimo secolo creata da Quentin Massys, il più importante pittore della scuola di Antwerp.

In salotto, sopra un grande televisore a schermo piatto dove era solito trovarsi un dipinto di Pablo Picasso ora in prestito ad un museo, Koons ha posto un Gustave Courbet del 1873 a cui l’artista tiene molto. Si tratta di un grande ritratto di un placido vitello che fissa lo spettatore con un insolito sguardo quasi umano “Sembra che l’animale sia al corrente che fra non molto sarà macellato” aggiunge Koons, sorridendo. Ovviamente una volta entrati in casa Koons sarebbe un peccato mortale non andar a curiosare nel suo studio. Camminando per questa sorta di moderna fabbrica dei sogni ci si accorge che lo studio sembra un incrocio tra una laboratorio farmaceutico ed un autosalone dove è possibile imbattersi in centinaia di aiutanti-artisti che lavorano sotto la direzione del boss. Insomma, per chi già non lo sapeva, Jeff Koons non crea nemmeno una virgola delle opere che successivamente espone o vende.

Il tutto fa parte di un processo simile ad una catena di montaggio dove ogni idea viene progettata ed elaborata al computer per poi passare alla fase di sviluppo e finitura dell’opera. Koons inoltre non solo colleziona opere ma si appropria dell’estetica di altri artisti e la inserisce nelle sue creazioni. Tra le sue nuove opere è infatti possibile ravvisare stilemi simili a quelli di Salvador Dalì, Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Noi invece siamo sempre più perplessi riguardo ad una creatività standardizzata che sembra ormai avere il fiato corto.

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