Abbiamo più volte espresso le nostre opinioni (discutendone anche con il celebre blogger Luca Rossi) sull’Ikea Art, ovvero sulla creatività uniformata che in questi anni sembra spadroneggiare in tutto il mondo. I nuovi artisti modello Ikea creano le loro opere ispirandosi ad un minimalismo concettuale che strizza pericolosamente l’occhio al design svedese. In tutto ciò ovviamente ogni appiglio filosofico diviene puramente pretestuoso e l’opera diviene sempre più simile ad un oggetto di consumo o ad un semplice complemento d’arredo. E se questa fosse la nuova forma creativa del 2000? così ferocemente presi dall’impeto critico non avevamo pensato a tale eventualità, magari fra uno sbadiglio e l’altro l’Ikea Art potrebbe anche nascondere il suo fascino e segnare l’inizio di una nuova corrente artistica. L’identita seriale dell’Ikea Art o dell’arte facilmente riproducibile in genere potrebbe però nascondere molte insidie legate all’unicità dell’opera.

Negli ultimi tempi  molti siti web vendono stampe di celebri artisti contemporanei con prezzi alla portata di tutti, proprio come se si trattasse di quelle cornici già dotate di foto che la nota azienda svedese di mobili mette in vendita all’interno di tutti i suoi megastore. La domanda che vi vorremmo porre è quindi questa: Può l’esistenza di migliaia di copie rendere l’opera un semplice oggetto senza valore? La risposta è probabilmente si, anche se stiamo parlando di repliche ovviamente non siglate dall’artista in persona, non autenticate, ma cosa succederebbe se fosse possibile ricreare l’opera originale?

Giorni fa ci siamo imbattuti in alcuni siti di musei d’arte contemporanea ed abbiamo navigato un poco, visionando opere fotografiche di alcuni giovani (ma quotati) nomi del contemporaneo. Con nostra sorpresa abbiamo notato che molte immagini erano in alta risoluzione. Sarebbe quindi possibile scaricare tali immagini e stamparle nello stesso formato (che il sito del museo fornisce nella didascalia sotto ogni opera) dell’originale utilizzando una carta fotografica archival, magari di quelle in cotone. Una bella cornice completerebbe poi il tutto ed avremmo così una perfetta copia dell’originale, (visto che di fotografia digitale stiamo parlando), una copia che in sostanza è l’originale. Questo episodio ci aiuta a comprendere quanto le nuove tecnologie siano pericolosamente alla portata di tutti.

Chiunque può stampare un’opera usando gli stessi materiali e gli stessi macchinari usati da una qualsiasi celebrità del contemporaneo come chiunque fra non molto, con l’ausilio delle stampanti 3D ed un comune software, potrà riprodurre una qualunque scultura, magari una di Jeff Koons. In questo il problema dell’Ikea Art ci aiuta a comprendere quanto oggi più di ieri l’unicità dell’opera d’arte sia seriamente in pericolo. Nel suo nuovo libro Question, edito da Phaidon (ed ancora non uscito), il grande magnate dell’arte Charles Saatchi racconta un buffo aneddoto capitatogli negli ultimi tempi. Saatchi voleva acquistare una scultura che in realtà era una copia riprodotta in tante altre dentiche edizioni. Il collezionista, resosi conto del fatto, non ha più acquistato l’opera e voi, l’avreste fatto?

Commenti (3)

  1. “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, è stato pubblicato nel 1939. Sono passati settant’anni, SETTANTA, e ancora parlate del fatto di potere possedere una copia esattamente identica dell’opera d’arte con una tecnologia alla portata di chiunque come di qualcosa di nuovo e sconcertante?!?

    1. Caro Vacon,
      se ti riferisci alla pubblicazione di Walter Benjamin, allora forse sarebbe doveroso aggiungere che il testo è stato pubblicato nel 1936. Invito comunque i nostri lettori a consultarlo poiché si tratta di una pubblicazione fondamentale. Consiglierei anche un puntuale libercolo del grande Alberto Savinio dal titolo La Nascita di Venere che raccoglie alcuni scritti apparsi sulla rivista Valori Plastici tra il 1918 ed il 1921, anche questa pubblicazione anticipa i tempi in maniera seminale per quanto riguarda le idee artistiche e la critica contemporanea. Ovviamente il nostro articolo non vuole inventare nulla di nuovo, non abbiamo queste pretese. Ci basta fornir spunti interessanti che poi i nostri lettori possono comodamente approfondire. A noi piace il nietzscheano eterno ritorno dell’uguale e forse in futuro potremmo chiudere qualunque discussione precisando che Marcel Duchamp ha già sperimentato ed oggettivato tutte le possibilità dell’arte contemporanea.
      Micol

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