il Met si ritrova un Michelangelo dentro casa

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Un dipinto del Metropolitan museum di New York da tempo attribuito alla bottega di Francesco Granacci (Villamagna di Volterra, 1469 – Firenze, 30 novembre 1543 pittore italiano del primo periodo del manierismo fiorentino), potrebbe essere invece un’opera di Michelangelo, secondo quanto affermato da Everett Fahy, uno dei più grandi studiosi dell’arte rinascimentale italiana ed ex presidente della sezione pittura europea del Metropolitan. Il dipinto in questione è databile attorno al 1510 ed è intitolato Testimonianza di San Giovanni Battista.

L’opera fu acquistata nel 1970 dall’importante istituzione museale direttamente dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra per sole 60.000 sterline ed oggi probabilmente il dipinto potrebbe attestarsi attorno alle 400.000 sterline, ma se si trattasse di una vero dipinto di Michelangelo le sue quotazioni schizzerebbero alla sbalorditiva cifra di 150 milioni di sterline.

Granacci è ovviamente una figura minore rispetto al grande maestro ed è perlopiù celebre appunto per la sua amicizia con Michelangelo. “Sono certo che l’unico artista capace di dipingere un simile capolavoro sia Michelangelo” ha dichiarato Fahy nel corso di un intervista apparsa su ARTnews magazine alcuni giorni fa. Fahy ha inoltre pubblicato uno studio di 65 pagine sulla rivista scientifica italiana Nuovi Studi che solitamente accoglie fra le sue pagine importanti studi sull’arte antica e moderna. Certo, in riferimento a tale scoperta, sono in molti ad andarci con i piedi di piombo “Sono fermamente convinto che la figura di Michelangelo, come Van Gogh del resto, di quando in quando attragga una miriade di idee balzane circa la sua vita e le sue opere. Questa del dipinto del Metropolitan Museum potrebbe sembrare una trovata assurda ma vi garantisco di essere fermamente certo di quello che dico” ha aggiunto in merito alla scoperta Fahy.

Anche se Fahy ha lavorato al Met per tantissimi anni è giunto a tale scoperta solo poco tempo fa riguardando il dipinto. Il suo occhio si è posato sulle rocce dello sfondo che potrebbero essere proprio quelle di Carrara, località famosa per il celebre marmo dove Michelangelo soggiornò per diverso tempo visionando il marmo per la Pietà di San Pietro a Roma. Fahy ha inoltre riscontrato alcune analogie fra il presente dipinto e le figure maschili del Tondo Doni attualmente agli Uffizi di Firenze. Se gli studi di Fahy corrispondessero a verità l’umanità avrebbe ritrovato un altro inestimabile capolavoro dimenticato.

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