David Byrne: “Mi hanno rubato Road To Nowhere”

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Siamo qui ancora una volta a parlare dell’eccentrico ed eclettico David Byrne, musicista, compositore e produttore discografico britannico naturalizzato statunitense, fondatore e animatore dei Talking Heads e vincitore in carriera del premio Oscar, del Golden Globe e del Grammy award. Ma Byrne come ben sapete è anche uno stimato protagonista della scena dell’arte contemporanea internazionale. Comunque sia ogni tanto il nostro Byrne si getta in bizzarre questioni, tanto per tener fede alla sua fama di borderline dell’arte, ed alle volte fa arrabbiare qualcuno (vedi il nostro articolo sulla vicenda Biesenbach/Lady Gaga).

Questa volta però è accaduto l’esatto contrario e qualcuno ha fatto decisamente arrabbiare Mr. Byrne. Charlie Crist, l’attuale governatore della Florida, avrebbe infatti usato una celebre song dei Talking Heads per la sua campagna senatoriale contro il repubblicano Marco Rubio. L’inconveniente è che la hit dal titolo Road To Nowhere è stata illecitamente gestita da Crist il quale secondo Byrne non possedeva i diritti per farlo. Il celebre quotidiano Daily News ha pubblicato un articolo in merito dichiarando che Byrne avrebbe già sporto denuncia con una richiesta di risarcimento per la sbalorditiva cifra di 1 milione di dollari. La cifra era già stata chiesta da Byrne per il pagamento dei diritti d’uso della canzone per pubblicità online ma ovviamente Crist non ha pagato la cifra.

In ogni caso la canzone di Byrne non ha niente a che vedere con la politica ma evidentemente Crist ha visto qualche parallelismo tra il testo ( “siamo su una strada che non porta da nessuna parte” recita il testo) e la campagna politica dei suoi avversari ma il confronto è puramente gratuito. Sappiamo tutti che Byrne è piuttosto bizzarro ed a volte egocentrico ma stavolta dobbiamo decisamente dargli ragione. Anche se tutto è politica non tutto può essere trasformato in politica ed in questo caso l’ironia pungente e divertente di Road To Nowhere dovrebbe rimanere nell’ambiente musicale e non entrare nelle stanze del potere.

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