I musei americani osservano chi osserva l’arte

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Il Detroit Instute of Arts ha deciso di creare una nuova figura professionale del tutto fuori dal comune. Questo nuovo ruolo di osservatore è attualmente ricoperto dal professor Matt Sikora che invece di studiare attentamente i capolavori esposti nel museo ha un compito molto speciale: osservare la persone che guardano le opere. Sikora infatti studia i comportamenti che la gente comune assume davanti alle opere d’arte. L’uomo ascolta i loro discorsi, calcola quanto tempo passano ad osservare una data opera, scruta attentamente i loro sguardi e successivamente registra le sue osservazioni su di un piccolo computer portatile.

Il lavoro di Sikora è però molto simile a quello di un detective privato, poichè per non influenzare gli osservatori, la sua figura deve rimanere sempre nell’ombra: “Aveva una figlia al seguito, una teenager. La ragazza non ha interagito con l’opera, si è seduta sulla panchina e dopo è andata via” questo è un esempio dei dati che Sikora registra ogni giorno, incessantemente. Il professore non è solo nel suo lavoro, un team di cinque persone è sempre pronto ad aiutarlo ed a fine giornata i dati raccolti vengono confrontati e discussi. Il Detroit Institute of Arts non è però l’unico museo ad aver istituito questo nuovo tipo di raccolta di informazioni, anche il Metropolitan Museum di New York è infatti attualmente al lavoro per capire come rendere più comprensibili le didascalie, le informazioni didattiche ed i segnali posti all’interno delle sale espositve. Ovviamente ciò può essere fatto solo mediante un’attenta osservazione dei comportamenti dei visitatori.

Tutte queste misure di “sorveglianza” adottate dai musei statunitensi sono mirate a rendere ogni mostra sempre più interattiva, interessante e comprensibile. Il funzionamento di questo nuovo tipo di studio è molto simile alle tecniche di marketing per il lancio di un nuovo prodotto. Fortunatamente non si parla di una nuova zuppa ma di un’iniziativa tesa a migliorare l’offerta culturale. Chissà se queste misure serviranno davvero a migliorare la mostre nei musei, forse sarebbe meglio puntare prima sulle opere da esporre.

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