La Danimarca organizza una mostra-dibattito sui manga e la pedo-pornografia

di Redazione Commenta

Avete presente i manga o gli anime giapponesi? Beh c’è da dire che anche nel nostro paese i personaggi animati o disegnati provenienti dal sol levante sono apprezzati da un numero sempre più crescente di persone. Inutile parlare poi del Giappone, dove il manga è una vera e propria cultura apprezzata da qualunque ceto sociale o fascia d’età. Alcuni fumetti giapponesi sono però alquanto equivoci, ci riferiamo soprattutto a quelli in cui si vedono ragazzine svestite che mettono in mostra i loro corpi formosi o ritratte in atteggiamenti decisamente ammiccanti.

Ebbene non è certamente questo il luogo per fare del facile perbenismo o peggio ancora una caccia alle streghe ma è chiaro che alcuni di questi manga potrebbero facilmente varcare il confine fra l’innocuo fumetto e la pedo-pornografia. In Danimarca questo scottante argomento è divenuto il fulcro di una mostra dal titolo Public debatting erotic Manga (dibattito pubblico sui manga erotici), organizzata dal curatore Christian Hviid-Mortensen. L’evento che si protrarrà fino al prossimo 24 ottobre presenta una vasta selezione di posters, sculture e fumetti solitamente in commercio in Giappone, i quali ritraggono ragazzine nude o in atteggiamenti legati al sesso. Inutile dire che la mostra è stata subito visitata da alcuni agenti della polizia danese che hanno scattato alcune fotografie senza però bloccare l’evento. Va detto che la Danimarca  è stata la prima nazione del mondo a legalizzare la pornografia nel 1969 ed è anche l’unico stato della Scandinavia a permettere il commercio di manga e anime che ritraggono bambini nudi.

Molte persone sono rimaste scandalizzate dalla mostra e vi sono state persino dimostrazioni all’esterno del Mediemuseum Brandts, l’istituzione museale che attualmente la ospita. Non è certo da pochi giorni che il Giappone pubblica questo tipo di manga erotici che già negli anni ’70 erano molto diffusi. Il dibattito lanciato dal museo danese potrebbe però porre l’accento su di un fatto di costume che ci sembra ai limiti della legalità, dell’etica e del buon gusto.

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