Susan Philipsz vince il Turner tra mille polemiche, ma l’artista ha un cuore d’oro

di Redazione Commenta

Come da copione anche quest’anno non sono mancate le proteste al Turner Prize edizione 2010. Effettivamente anche la stampa inglese aveva precedentemente bollato la presente edizione come troppo noiosa ed ingessata ma a scagliarsi contro la manifestazione, che il prossimo anno lascerà Londra per trasferirsi a Newcastle, non sono solo i giornali. Ma andiamo per gradi, la vincitrice quest’anno è Susan Philipsz che ha presentato un’installazione sonora dove si può udire la sua voce che canta una ballata scozzese e si è così aggiudicata le 25.000 sterline del premio.

La nomina ha attirato le solite proteste del gruppo Stuckists, autori di caleidoscopiche creazioni di outsider art. Gli artisti, noti per il loro amore per le arti tradizionali, si sono schierati davanti alla Tate Britain accusando l’istituzione di foraggiare una tipologia di arte vuota ed inconcludente. Quest’anno però alle proteste degli Stuckists si è unita quella di 30 studenti che hanno deciso di opporsi in tal modo ai tagli alla cultura previsti dal governo britannico. Già perché l’Italia non è l’unica nazione ad aver deciso di voler ridurre sistematicamente il quoziente intellettivo generale. Ebbene al momento della consacrazione di Susan Philipsz, gli studenti si sono messi ad urlare, rendendo impossibile l’ascolto del discorso di premiazione. Tra gli slogan proclamati dall’agguerrito gruppetto, uno in particolare suonava un poco come: “La Tate sarebbe vuota se non ci fossero le scuole d’arte, l’istruzione dovrebbe essere gratuita per tutti non un prodotto da acquistare”.

Tuttavia Susan Philipsz (che gode di tutta la nostra stima) ha espresso la sua simpatia nei confronti dei manifestanti, appoggiando la loro protesta: “Sono stata anche io una studente ed anche io ho protestato. Penso che questi ragazzi debbano farlo perché il governo vuole tagliare anche i loro diritti. Il mio cuore è con loro”. E brava Susan, con queste parole hai dimostrato che il sistema dell’arte contemporanea sa essere sensibile quando vuole.  P.s. è la prima volta che il Turner Prize viene assegnato ad un’installazione sonora.

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