Manifestanti e violenza alla mostra di Anselm Kiefer da Gagosian New York

di Redazione Commenta

Lo scorso 18 dicembre al finissage della mostra personale di Anselm Kiefer ospitata dalla Gagosian Gallery di New York erano presenti otto misteriose persone. Quel silenzioso gruppetto indossava delle magliette nere recante la scritta Next Year in Jerusalem, tradotta in inglese in ebraico ed in arabo. “L’anno prossimo a Gerusalemme” è l’augurio che gli ebrei della diaspora si scambiano da tempo immemorabile durante la festa di Pesach. Ovviamente i manifestanti hanno di fatto offeso quell’augurio, trasformandolo in una minaccia di occupazione.

A quel punto lo staff della Gagosian Gallery ha invitato i manifestanti ad andarsene ma per tutta risposta il drappello ha solamente coperto le magliette con una giacca ma ha continuato a sostare negli spazi della galleria. Lo staff ha in seguito avvertito le forze dell’ordine che si sono comportate ancor più stupidamente dei manifestanti. La polizia ha infatti afferrato Ingrid Homberg, una donna di circa cinquant’anni, ed ha cominciato a spingerla fuori dalla galleria. La donna è in seguito caduta al suolo e gli agenti l’hanno trascinata per ben due spazi espositivi. Alle urla di terrore della donna, il pubblico è accorso in massa per gustarsi la terribile scena. Molte persone hanno dichiarato che le urla facevano parte di una recita ben programmata poichè il resto dei manifestanti ha seguito la donna protestando contro la privazione della libertà di parola. Ma una volta giunta in strada la donna è stata trattata in modo violento a tal punto da dover ricorrere a delle cure mediche.

Il New York Police Department ha replicato che la donna è stata condotta fermamente ma in modo non violento all’esterno.  Secondo il nostro parere la manifestazione è stata condotta in modo assai scellerato ed oltretutto queste cretinerie non dovrebbero accadere nel bel mezzo di una mostra di arte contemporanea. Va però detto che uno stato civile dovrebbe lasciare spazio alle proteste (quando sono autorizzate) dei cittadini e non reprimerle con metodi violenti.

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