Andy Warhol, il tempo, la noia ed il video artista che non ti aspetti

di Redazione Commenta

Il re della Pop Art, l’uomo dei “15 minuti di fama”, l’artista che ha trasportato le icone dello star system all’interno dell’arte, il genio e la sregolatezza, l’innocenza e l’ironia, lo scopritore di talenti, il fautore della banalità dell’orrore. Queste e tante altre cose si potrebbero dire, parlando di Andy Warhol ma ciò che spesso si tralascia è l’argomento cinema sperimentale o, permetteteci, video arte.

Già perchè ad un certo punto della sua carriera il re del Pop ha imbracciato la telecamera ed ha cominciato a produrre pellicole visionarie, innamorandosi del mezzo filmico a tal punto da sospendere le altre attività artistiche. Le avventure in celluloide di Warhol sono in questi giorni oggetto di una bellissima mostra ospitata dal MoMa di New York, un evento dal titolo Andy Warhol: Motion Pictures, in visione fino al 21 marzo 2011.  8 ore e 5 minuti di filmato slow motion sono il cuore di Empire (1964) una ripresa secca e spartana dell’Empire State Building che di fatto ha cambiato il corso della storia dell’arte legata al mezzo video. 5 ore e 20 minuti sono invece la durata di Sleep (1963) dove l’artista riprende il poeta/artista John Giorno durante il naturale scorrere del suo sonno. Si tratta di operazioni estenuanti per il fruitore, di opere che mostrano al pubblico il fascino estremo della noia, di quello scorrere del tempo inesorabile e vuoto che tanto piaceva a Warhol: “Mi piacciono le cose noiose” dichiarò il celebre artista durante una storica intervista e forse all’interno di questa banale affermazione si nasconde una delle più attente indagini sull’esperienza umana ed i suoi limiti, i suoi punti oscuri, vuoti.

Il MoMa ci ripropone queste perle (apparse di rado in pubblico) nella loro interezza, noi possiamo gustarcele distrattamente o ammirarle fino alla fine basti pensare che alla prima di Sleep il 17 gennaio del 1964 su nove persone presenti in sala, due si alzarono prima dello scadere della prima ora. In questo possiamo cogliere l’essenza dello scorrere del tempo, del suo lento incedere anche se non visto, anche se negato.

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