Vittorio Sgarbi non lascia (purtroppo per noi) la Biennale

di Redazione Commenta

Una breve nota di stampa, rimbalzata su alcuni quotidiani proprio nel giorno della festa dei lavoratori, ha annunciato ieri la fine del burrascoso rapporto fra Vittorio Sgarbi e la Biennale di Venezia. Oggi invece, non senza una punta di tristezza, abbiamo appreso che sotto le pressioni di Silvio Berlusconi, Vittorio Sgarbi ha praticamente ritrattato tutto. Siamo giunti quindi all’ennesima puntata di una telenovela dal finale scontato che dar mesi sta tenendo con il fiato sospeso tutti gli amanti dell’arte dello stivale.

Vittorione Nazionale™ poteva certo risparmiarsi questa penosa rentree, ci saremmo risparmiati un Padiglione Italia da Televendita dell’arte. Berlusconi non è però l’unico ad aver riportato Sgarbi sulla retta via, anche il povero Paolo Baratta ha infatti lanciato numerosi richiami d’amore al suo adorato criticone: “Torna Vittorio, è tutto pronto, abbiamo le sedi per esporre i tuoi 700 artisti” e via dicendo, in un turbinio di affermazioni stucchevoli apparse in questi giorni su tutti i giornali. Dalle pagine del Sole 24 ore, Vittorione ha argomentato così il suo finto abbandono: “Il 15 maggio dovrebbero partire i lavori per l’allestimento e allo stato delle cose siamo nel paradosso: pronti a partire in tutte le sedi dislocate d’Italia, grazie ai finanziamenti e alle disponibilità delle Regioni, ma non a Venezia dove ci sono 700 artisti invitati ma gli spazi per ora assegnati ne possono accogliere al massimo 200. Ho cercato di capire la situazione e ho capito che siamo in alto mare” ed invece magicamente è tutto ripartito.

Quindi a meno di un mese dalla Biennale possiamo stare tranquilli, faremo finalmente la nostra figuraccia davanti al mondo intero. Peccato perché in molti avevano già tirato le somme ed avevano già proposto dei validi sostituiti. Ovviamente nessun professionista dell’arte contemporanea degno di tale nome si sarebbe gettato in una tale follia. Ed allora meglio sarebbe stato (e meglio sarebbe) non presentarsi affatto alla Biennale, prendersi una pausa di riflessione per capire in cosa abbiamo (hanno) sbagliato. Nel 2005 la Romania alla 51esima biennale di Venezia presentò nel suo padiglione l’opera European Influenza di Daniel Knorr. Per l’occasione l’artista rumeno lasciò le pareti del padiglione completamente vuote con  le sole rare tracce del precedente allestimento. Ecco questa potrebbe essere la soluzione più adatta per il Padiglione Italia di quest’anno.

Una cosa è certa, se all’inizio dell’anno mi avesse chiamato Baratta a dirigere il Padiglione Italia, avrei esposto Vittorio Sgarbi come artista unico. Del resto una performance meglio di questa non l’avrebbe fatta nessuno. A noi non serve esser come Chris Burden che nella sua performance Shoot del 1971 si fece volontariamente sparare addosso da un suo amico. Noi riusciamo a spararci addosso anche da soli.

Micol Di Veroli

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