Pillole di Biennale 09 – Future Pass alla Fondazione Buziol

di Redazione 1

(Dove eravamo rimasti…) Mi rendo conto che da questo racconto sembra da Venezia non ci sia mai tornata, e invece siamo arrivati solo al terzo giorno, quello del ritorno a casa. Quello del panico da paura di perdere il treno e dei soldi finiti per cui niente Palazzo Grassi e Punta della Dogana, che tanto ci sono le mostre gratuite che son belle uguali, o quasi.

Una di queste è sicuramente quella organizzata su due sedi, l’Abazia di San Gregorio e il Palazzo Mangilli-Valmarana, dalla Fondazione Claudio Buziol: Future pass – From Asia to the word. Per me è stata la rivelazione del fuori-Biennale, complice l’amore per il Giappone e per la sua estetica che nutro fin da bambina. Ho scoperto la mostra perché fin dal primo giorno, quando lo vidi sul Canal grande, dovevo assolutamente raggiungere quell’ibrido coniglio che pescava un po’ terrorizzato nelle acque della Laguna, cioè l’opera di Chen Po-Liang.
E a seguire il cuore si fa sempre bene, Future pass raccoglie più di cento artisti accomunati non dalla provenienza orientale, ma dal gusto estetico e dalla ricerca artistica contaminata dalla cultura manga e anime. Victoria Lu, una delle curatrici e direttore Creativo del Today Art Museum di Pechino, ha teorizzato questo movimento estetico globale sotto il nome Animamix (animation + comics). Un’esposizione perfettamente equilibrata, piacevole, nonostante i piccoli spazi, divertente e scanzonata a tratti, ma ben decisa ad affermare come la commistione di culture possa generare il bello e buono, per dirlo alla greca.

Sei sezioni East/West, Past/Future, Yin/Yang, Universe/Self, Virtual/Real e Cosplay che aiutano a districarsi tra le opere, ma una sola filosofia, orientale, alla base: le dicotomie si risolvono all’interno di ogni opera, o meglio, gli opposti si attraggono. Così non è più questione di presente, passato o futuro, il nuovo tempo è Future pass e coinvolge trasversalmente tutto il mondo.
Dalle icone pop Takashi Murakami, Yoshitomo Nara e Yayoi Kusama, alle giovani promesse come Chiho Aoshima, le opere sono pop, colorate, sfrontate, a volte sfiorano il kitsch o il banale, ma il mix è perfettamente equilibrato e il racconto scorre sotto gli occhi dello spettatore in maniera perfetta.

Uno sguardo spesso surrealista, con immaginari mutuati dai cartoni animati e animali antropomorfi, come il giovane Chang Chia-Ying. Attenzione a temi legati all’ecologia come l’opera Life cicle di Thukral e Tagra, oppure richiami alla storia come l’acrilico Return Home di Ye Yongqing che sembra una vecchia stampa cinese. Riprendono dal passato, ma dalla storia dell’arte europea anche Lelya Borisenko, che mette le orecchie da Topolino a damine ottocentesche, e Zang Kai, a cui va il mio personale Leone d’oro con l’opera Caravaggio cat. Nonostante la brutta foto è irresistibile, non trovate? (Continua…)

 

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