DONNE DONNE DONNE, una mostra tutta al femminile alla Fondazione Remotti

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DONNE DONNE DONNE così si intitola la mostra alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti a Camogli (Ge). Raccoglie alcune opere della Collezione Remotti di una trentina di artiste. Per quest’occasione la direttrice Francesca Pasini ha scelto mettere in dialogo il linguaggio dell’arte visiva con quello del teatro con la rappresentazione LE SERVE di Jean Genet, con la regia di Emanuela Rolla che è anche una delle interpreti insieme a Margherita Remotti e Gabriella Fossati.

Il 26 novembre alle ore 18,30 si apre con lo spettacolo teatrale, che debutta in questa sede, e alla fine si accendono le luci e si inaugura la mostra. In quel momento si accenderanno le lampadine brillantissime della scritta NOT FOR YOU realizzata da Monica Bonvicini nel 2006. Una scultura che è stata presentata in altre versioni in molti musei internazionali, ma ancora non vista in Italia. La scelta delle opere dalla collezione Remotti abbina il tema del corpo a interpretazioni dei luoghi che raccontano lo sguardo delle donne e la loro guadagnata presenza nella storia dell’arte contemporanea. Si percepisce un discorso forte sulla identità femminile, particolarmente attuale oggi quando il corpo viene utilizzato come status symbol del potere politico, economico, mediatico. Le donne artiste lo avevano previsto, capito e raccontato in tantissime forme, così si passa dalla grande protagonista della body art Gina Pane, Cicatrices de l’action (le corps pressenti, Psychè), 1974-75, a Marina Abramovic Lips of Thomas, anche questa una foto proveniente dalla performance del 1975-1997, dove l’artista ha inciso sul ventre una stella a cinque punte. Mentre Nan Goldin ritrae una donna in posa erotica e sfacciata che affronta di petto lo spettro e il sogno della prostituzione. Vanessa Beecroft è presente con un’immagine del 1997 tratta da una delle sue prime performance, quando, per creare la mobile fisionomia delle sue sculture viventi, sceglieva come modelle amiche o ragazze che conosceva appena.

Shirin Neshat con una delle sue “Donne di Allah”, del 1996 si fotografa tutta velata mentre tiene per mano il suo bambino nudo su cui ha tracciato decori tipici dell’iconografia islamica. Elizabeth Aro in un video (1998) molto ironico mostra una ragazza nuda che immagina come indossare il suo vestito da sposa. Mentre la giovanissima e notissima Nathalie Djuberg con la video animazione The Secret Handshake (2006) ci porta dentro un dissacrante, incontro sessuale tra un uomo adulto e una giovanetta. Marjetica Potrc rappresenta, in un disegno colorato, La Grande Città di Medellin” (2007) come un albero dalle molte radici che ha una chioma formata da una donna nuda che danza.

Immagini e problemi dell’incontro sessuale che oggi sono alla ribalta della cronaca quotidiana e che queste artiste hanno fatto irrompere nell’arte non per moralizzare o giudicare, ma per segnalare la complessità della vita, che ha sempre alla sua origine la dimensione sessuata. Sono visioni molto diverse dell’amore pacificato del romanticismo, o delle icone della storia in cui la donna era sempre una trasfigurazione allegorica. E’ stato un grande cambiamento che ha allargato la cultura e i sentimenti e che, come un fiume carsico, continua a produrre figure che raccontano le case, le città, gli oggetti, la vita.

In mostra vi saranno anche Marzia Migliora, Paola Pivi, Sylvie Fleury, Katahrina Fritsch, Florence Henri, Candida Hofer, Hanna Starkey, Laurie Simmons, Christine Erhard, Grazia Toderi, Janjeta Eyre, Chantal Joffe, Dacia Manto,Tracey Emin, Annette Messager, Anna Gaskell, Raffaella Nappo, Paola Mattioli, Ann Lislegaard, Moira Ricci, Silvia Levenson, Liliana Porter. Kimsooja avvolgerà le pareti del pianterreno con la sequenza di grandi foto del Teatro La Fenice di Venezia, dove nel 2006 aveva presentato il video To breathe. Invisible Mirror/ Invisible Needle, che era accompagnato dal suono del suo respiro in un ritmo sempre più sincopato, mentre sullo schermo frangifuoco del Teatro scorrevano le immagini dello spettro dei colori.
Not for you di Monica Bonvicini e To breathe di Kimsooja interagiranno con la scenografia di Le Serve, la prima con il monito di indipendenza che illumina metaforicamente il testo stesso di Genet, la seconda con l’evocazione di un teatro reale.

 

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