Marina Abramovic e il gala del MOCA, un video riaccende le polemiche

di Redazione Commenta

Marina Abramovic è una delle nostre artiste predilette e molto spesso il suo nome compare su queste pagine, che ne narrano le impavide gesta. A volte pero’ anche i grandi commettono dei piccoli errori ed anche la nostra Marina ha fatto un capitombolo proprio verso la fine del 2011. Parliamo dell’affaire MOCA e della performance che l’artista ha organizzato per il grande gala ospitato dalla prestigiosa istituzione guidata dal volpone Jeffrey Deitch. Sono stati in molti a schierarsi contro la performance che ha di fatto aperto il vaso di pandora dei lavoratori dell’arte.

Performers costretti ad azioni estenuanti e pericolose senza la benché minima copertura assicurativa e paghe al di fuori dell’umana decenza, questa formula esplosiva ha infiammato gli animi dei professionisti del settore e persino Yvonne Rainer si è scagliata contro la “povera” Marina. In seguito è arrivato il rifiuto di Sarah Wookey, una performer balzata agli onori della cronaca per merito di una lettera dove venivano elencate le “barbarie” perpetrate dall’organizzazione dell’evento. Tuttavia con il nuovo anno le polemiche sono andate via via scemando ma proprio quando gli animi sembravano essersi definitivamente placati, il MOCA ha gettato benzina sul fuoco diffondendo il video della performance. L’editing del video rende il tutto simile alla pubblicità di un profumo alla moda, con immagini del red carpet cui partecipano ospiti del calibro di Eli Broad, Will Ferrell, Gwen Stefani e con voce di Marina Abramovic che declama: “L’arte è ossigeno per la società”.

MOCA Gala 2011: An Artist’s Life Manifesto from MOCA on Vimeo.

Insomma, sottopagare /sfruttare gli artisti, ostentare scene di lusso ed in seguito dichiarare che l’arte è indispensabile per la società non ci sembra proprio il massimo. Ma a rialzare la posta sono le altre dichiarazioni presenti nella narrazione del video, dove Marina Abramovic prende le distanze dalle istituzioni artistiche governative europee, preferendo lo stile americano dove l’industria supporta l’arte. L’artista continua affermando che il Rinascimento è stato possibile grazie al supporto di Papi, aristocratici e Re (che poi sarebbero sempre istituzioni governative di altri tempi) e che l’artista dovrebbe essere un servo, ma non nel senso stretto del termine, vale a dire un servo “puro” al servizio dell’arte ed al di sopra di ogni questione economica. Ecco (forse) perché Marina ha scelto di non pagare i performers.

 

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