Short stories 11 – About Leigh Bowery

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CHI: Difficile spiegarlo il chi: coloro che scattarono le fotografie tra il 1986 e il 1994 sono Fergus Greer (Regno Unito) e Johnny Rozsa (Nairobi), ma pare che a nessuno importi. Il vero protagonista di questa mostra è Leigh Bowery (1961-1994), eccentrico, trasgressivo, visionario  personaggio che segnò indelebilmente la scena artistica londinese degli anni ’80, per poi andarsene precocemente a causa del virus dell’HIV nel 1994.

DOVE: Camera16 – Milano

QUANDO: 10 febbraio – 31 marzo 2012

COSA: È molto difficile considerare le fotografie in mostra dei semplici ritratti, sono immagini trasformiste come il loro protagonista. Leigh Bowery andò ben oltre il concetto di transgender, come se la divisione maschile/femminile fosse solo un limite per la creatività; indossati abiti sartoriali, accessori, paccottiglia e parrucche nelle sue performance metteva in scena l’eterno conflitto tra il corpo e ciò che di esso appare. Un lavoro sul corpo in relazione alla società, non solo.

Il suo immaginario andava oltre l’idea di costume di scena, di maschera, contro ognii conformismo imposto. Leigh Bowery era una divinita protosessuale, un essere superiore libero sopra a tutto. Delle sue performance in galleria diceva “L’attenzione è sempre stata quella di provocare l’attrazione del pubblico, e dell’inaspettato, una sorpresa, in questo modo divento una nuova forma di oggetto, anche se questo potrebbe farmi sentire vulnerabile… qualcosa allo stesso tempo umano e non umano”.   

PERCHÈ: Le fotografie esposte da Camera16 possono non sconvolgere più di tanto, oppure schockare, possono piacere esteticamente per le armonie ed i colori, possono incuriosire come reportage, oppure potrebbere sembrare fredde e banalmente provocanti. Poco importa. Leigh Bowery ha influenzato stlisti come Alexander McQueen, Vivienne Westwood, John Galliano. Ha posato per Lucian Freud, era amico di David LaChapelle e Damien Hirst. Musicisti seminali come Boy George, Antony Hegarty (and the Johnsons) lo frequentavano, il primo, o imitavano in gioventù, il secondo. Non vi basta?

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