Thomas Kinkade, l’uomo da sei milioni di opere…brutte

di Redazione Commenta

Avete mai sentito parlare di Thomas Kinkade? Ebbene se non lo conoscete vi chiariamo noi le idee, parliamo di un pittore americano nato nel 1958 a Sacramento in California. Il buon Kinkade ama creare dipinti che raffigurano scene bucoliche o comunque paesaggi idilliaci caratterizzati da un realismo molto commercialeper non dire improponibile.

L’identikit dell’artista è praticamente quello di tantissimi altri pittori che mai e giammai rientreranno nei gusti del sistema dell’arte contemporanea ed anzi la critica americana ha più volte definito Kinkade come un pittore kitsch che crea chocolate box art, vale a dire opere che andrebbero bene solo per abbellire le scatole dei cioccolatini. Il buon Kinkade però non si è mai curato di queste critiche ed anzi ha continuato a sfornare dipinti su dipinti, vendendoli al di fuori del mercato convenzionale, sarebbe a dire tramite internet e tramite spedizione postale. L’artista è divenuto in poco tempo un vero e proprio fenomeno ed ha collaborato nientemeno che con Ralph Bakshi alla creazione dei fondali del celebre film d’animazione Fire and Ice oltre che alla creazione di una cover per la gara sportiva Indianapolis 500 del 2009. Kitsch, disgustoso, vecchio e scontato, questo potremmo dire di Thomas Kinkade, ma a lui importerebbe ben poco visto che gli intenti dell’artista vanno ben oltre gli appellativi della critica:“Esistono best seller nel mondo della letteratura, del cinema e della musica ma nessuno è mai stato un best seller d’arte. Ecco, questo è il mio obiettivo”.

Secondo alcune stime, negli Stati Uniti una casa su venti possiede un dipinto di Kinkade e calcolando che nell’intero stato vi sono circa 130 milioni di abitazioni, le opere del nostro amico (tra dipinti, stampe ed altri multipli a tiratura pressocchè infinita) adornerebbero circa sei milioni di abitazioni. A noi ovviamente lo stile pittorico di Thomas Kinkade dice poco o nulla, anzi la definiremmo semplicemente irritante ma bisogna pur ammettere che oltre al mercato dell’arte contemporanea esiste un mercato parallelo fatto di questi personaggi. Artisti che sovente vendono molto di più rispetto ai loro celebri colleghi.

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