Transforming Spaces alla Galleria Galica di Milano

di Redazione Commenta

Galleria Galica, dopo 10 anni di intensa attività, si “trasferisce” in una nuova sede, sempre all’interno dello storico cortile di viale Bligny 41.  Una project room, uno spazio mobile in perenne trasformazione che ospiterà opere realizzate da artisti che lavorano sulla “percezione”, sulla sottile ed innegabile evidenza dello spazio e sulla necessità di ri-nominarlo, crearlo, renderlo non virtuale ma vero, dove si sviluppa il flusso della nostra vita quotidiana.

In collaborazione con arcHITects ed attraverso un dialogo reciprocamente vantaggioso Galica projectroom desidera proporre un diverso concetto di arte, non fine a se stessa, ma interpretata nel quotidiano e capace di dare una nuova personalità allo spazio. Gli artisti coinvolti in questa prima mostra, Stefan Brüggemann, Francesco Candeloro, Alicia Martín ed Arcangelo Sassolino, hanno in comune l’attitudine a lavorare con grandi installazioni, spesso modificando la percezione dell’architettura che li ospita. Il neon bianco di Brüggemann, I like the way it is wrung appare come una celebrazione, più o meno comprensibile, dell’errore. A soffitto l’installazione site-specific Segni nel tempo di Francesco Candeloro. Frammenti di luoghi, antico e nuovo, immagini che arrivano da culture lontane nel tempo legate indissolubilmente al nostro presente riprodotte su lastre di plexiglass che modificano e intervengono direttamente sulla controsoffittatura della galleria. A terra il Meteorito di Alicia Martín, artista spagnola che realizza in tutto il mondo complesse e sorprendenti installazioni, cascate che fuoriescono dagli edifici, torri sospese e grandi vortici di libri. Come afferma Anna Cestelli Guidi a proposito della sua ultima installazione all’ Auditorium di Roma “…le singolarità del pensiero si perdono nella gazzarra di caotiche forme architettoniche ricostruendosi in una montagna di quantità”.

Di Arcangelo Sassolino uno dei suoi straordinari e raffinati lavori in cemento. La sua ricerca è spesso incentrata sull’utilizzo di processi e materiali industriali, la “messa in tensione” dell’architettura, la sensazione di pericolo e di imminenza di un accadimento che diventa pressione psicologica sullo spettatore. Il giorno dell’inaugurazione sarà in mostra, per la prima volta a Milano, una delle sue più sorprendenti installazioni: Untitled 2006-2007. Una benna modificata che, funzionando attraverso un sistema idraulico, fa muovere le sue lame come fossero le zampe di un ragno. Le punte affilate agiscono come leve sul pavimento lasciando segni indelebili sulla superficie.

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