Il futuro che non vogliamo parte 1

di Redazione Commenta

Quale potrebbe essere la ricetta migliore per salvare il mondo della cultura del nostro amato italico stivale? Difficile a dirsi, la risposta migliore potrebbe essere quella di abbandonare la nave, pratica molto in voga di questi ultimi tempi ed ormai largamente digerita da pubblico e media.

Affondare assieme alla nave era un tempo un atto dovuto, un’azione equiparabile a quella di un samurai che compie il nobile rituale del seppuku, togliendosi definitivamente la vita innanzi ad un’onta irreparabile. L’ultimo samurai della storia moderna è stato Yukio Mishima, illustre letterato giapponese che si tolse volontariamente la vita in diretta televisiva nel 1970 al grido di: “Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto!”. Dalle nostre parti il disonore è divenuto un merito, un valore aggiiunto  ed atti come quello di Mishima suonano come assurdi ed incomprensibili, anche se il farsi da parte è da intendersi in maniera metaforica come l’abbandonare la propria carica. Le alte cariche istituzionali del nostro belpaese e coloro che detengono il potere usano la cultura per portare a compimento il loro eterno balletto delle poltrone e lo fanno senza vergogna alcuna.

Che importa se un museo appena inaugurato viene commissariato ed un altro rischia la cassa integrazione, se alcuni direttori di spazi istituzionali guadagnano più di un pilota di formula 1 (che fra l’altro rischia la vita ad ogni gara), se le cattedre universitarie sono gestite da famiglie e famigliole, se alla guida del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia viene posizionato un uomo di regime che ci regala una figuraccia internazionale, se alcune fondazioni comandano le regole del gioco, ed ancora, se certi stipendi dei direttori dei  musei vengono elargiti ad personam salvo poi essere modificati al cambio di sedia. Sempre i nostri cari direttori, molti dei quali assunti senza concorso pubblico/internazionale, riescono a metter in collezione le opere degli artisti amici ed a far gonfiare le loro quotazioni, ad elargir premi da centinaia di milioni di euro ai soliti artisti protetti grazie alla copertura della legge del 2%. -continua alle ore 15:00-

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