Poi ti lamenti che il pubblico non c’è

di Redazione 5

Il crollo verticale del sistema/arte, culminato con la sostanziale debacle di Roma contemporary, può aiutarci a comprendere cosa andrebbe cambiato, per ritrovare il perduto interesse del pubblico. Innanzitutto bisognerebbe farla finita con il concetto di “tecnico straniero”, lo specialista venuto da oltreconfine che salva baracca e burattini è una bella favoletta da raccontare ai vostri nipoti. Abbiamo ottimi curatori, manager ed addetti del settore anche dalle nostre parti, è preferibile un fallimento tutto italiano ad uno estero profumatamente pagato.

Anche i circoletti finto-minimal intellettuali che organizzano talk (in tutte le lingue tranne che l’italiano) sulla relazione tra Marinus Boezem e la margarina sono giunti ben oltre l’umana sopportazione. Proprio per dar retta a questi intellettuali radical-chic molti galleristi sono stati trascinati nel buco nero del Newindustrialminimalism / Cunsumerism, una pseudo corrente creativa che trova la sua ragion d’essere all’interno di lamiere buttate per terra, pezzi di marmo smussati con cartoline appiccicate sopra, sedie, mobili, piume di pavone e quanto altro. Questa mancanza di fantasia creativa si unisce spesso all’incapacità del nostro settore di sorreggere i giovani artisti. Ecco quindi che il pubblico ed i collezionisti abbandonano la scena e tutti sono ancora lì a chiedersi il perché, a chiedersi come sia possibile un tale calo d’interesse nei confronti della nostra cara e amata arte contemporanea. Si compiono studi di settore e come detto prima si chiamano i professionisti esterni per riparare a questo grave cataclisma.

“E’ la crisi” qualcuno direbbe, la crisi di idee diremmo noi, la crisi di una creatività che cerca di trovare appigli all’interno delle ricerche dei grandi filosofi. Ma l’epoca di Marc Augè  e dei suoi nonluoghi è finita ormai da tempo e tirare in ballo quest’ultimo (come i vari Deleuze e compagnia cantante) per cercare di “animare” una data opera è un trucchetto che non funziona più. Il pubblico è cresciuto, è preparato e vuole vedere qualcosa che sia veramente arte. Se non si comprende questo, allora c’è poco altro da fare.

Commenti (5)

  1. Condivido il giudizio negativo su quello proposto alla fiera però lo estendo anche a quello che proponi tu. Ho visto le tue mostre, ho anche ascoltato i talk tuoi e non è che ho notato tutta questa differenza. Se fossi una dotata del coraggio di guardare fuori dal solito circolo e sottocircoli connessi avrei apprezzato di più le tue parole.
    La gente si sposta indipendentemente dalla qualità delle opere, tra l’altro sempre molto relativa. Mi sembrano fenomeni abbastanza noti.

    1. Caro utente romano,
      se tu fossi dotato del coraggio di commentare con il tuo vero nome
      saresti diverso dal circolo e sottocircolo di tigri e leoni da monitor
      che puntualmente intasano la rete.

  2. Perchè tu dove l’hai scritto questo? Il mio nome non cambia il contenuto. Almeno per me. Per te come funziona invece: se fossi uno che conta peseresti le mie parole in modo da diverso da come faresti per un signore nessuno? Sono il signor nessuno. Tranquilla Baby.
    Non ho nemmeno voglia di farmi pubblicità.

    1. Perdonami,
      vedo che non ci capiamo. Non si tratta di farsi pubblicità o di essere una personalità importante. Si tratta di prendersi le proprie responsabilità, apponendo il proprio nome e cognome quando si muove una critica. Altrimenti le critiche mosse da un signor nessuno equivalgono a nullità. Spero tu non abbia così poca autostima da considerarti in tal guisa.
      Con questo ti saluto cordialmente.
      Micol Di Veroli

  3. Ti perdono perchè non sai quel che dici

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