Che bella l’Italia dell’arte contemporanea

di Redazione Commenta

Benvenuti in Italia, la patria della cultura e dell’arte. Tanto tempo fa potevamo sbandierare questo slogan, oggi queste parole suonano a dir poco ridicole. Questo poiché di questa beneamata cultura non rimane che un vago ricordo. Sono bastati due governi per trascinare le nostre risorse artistiche in un baratro senza fine, un orrido da cui uscire sarà molto difficile. Crolli del Colosseo, crolli di Pompei e crolli della Pinacoteca di Brera. Queste sono solo alcune delle più tristi vicende legate ai capisaldi della nostra cultura classica e moderna. Ma per quanto riguarda l’arte contemporanea le cose vanno ancora peggio.

Padiglioni Italia alla Biennale di Venezia affidati a megalomani che finiscono per metterci in mutande innanzi al mondo intero,  musei che vengono commissariati per buchi nel bilancio provocati dallo stesso governo che poi usa gli stessi per i valzer di poltrone (figura barbina anche qui), Padiglioni alla Biennale d’architettura che rischiano di passare in cavalleria. Ed anche le presidenze delle Biennali rischiano di fare la stessa fine salvo poi salvarsi in corner allo scoccare del novantesimo minuto. Ma la lista è lunga, come non ricordare dei tanti direttori di musei, assoldati per conoscenza e senza uno straccio di concorso pubblico. E che dire dei dipartimenti museali creati di sana pianta per inserire un esercito di raccomandati. Ma gli scivoloni sono sin troppi e ci vorrebbe un mese per elencarli tutti. Giungiamo infine al presente, con la notizia della “scomparsa” della Quadriennale per mancanza di fondi.

A questo punto vale la pena chiedersi se esista un polo culturale che il nostro governo è in grado di mantenere e valorizzare. Stiamo letteralmente facendo a pezzi il nostro sistema dell’arte e poi ci si domanda perchè i collezionisti portano i loro soldi alle fiere d’oltralpe. Chi mai potrebbe essere così scellerato da puntare sul prodotto uscito da un sistema del genere? Tempo fa scrivemmo: “abbiamo toccato il fondo, ora possiamo solo risalire”. Oggi purtroppo ci accorgiamo di essere immersi nelle sabbie mobili, per cui il fondo si sposta ogni giorno di più. Verso il basso.

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