Quando il museo non aiuta la galleria

di Redazione Commenta

Cosa ci trattiene dall’instaurare un dialogo tra poli museali e strutture private?

Cosa ci trattiene dall’instaurare un dialogo tra poli museali e strutture private? Nulla, verrebbe da dire, eppure tra il dire ed il fare c’è sempre di mezzo il mare ed il nostro tanto decantato sistema dell’arte fa acqua da tutte le parti. Nel resto del mondo la presenza di un Museo d’arte contemporanea funziona sempre da apripista per un nuovo corollario di gallerie private abitualmente insediate attorno alla prestigiosa istituzione. Dalle nostre parti invece l’Inaugurazione di un nuovo Museo significa spesso la chiusura od il trasferimento delle gallerie private in questione. Questo accade perché i vertici del museo ignorano sistematicamente le realtà private che li circondano. La galleria dovrebbe essere il luogo di sperimentazione per eccellenza, la fucina di talenti da poter poi inserire all’interno del Museo ma questo processo vivaistico da noi funziona ad intermittenza, vale a dire che i giovani talenti ammessi nelle sale del museo sono pochi e spesso consigliati “dall’alto”. Per questo una volta giunti negli spazi museali la loro carriera si risolve in un continuo sballottamento a destra e sinistra senza mai giungere al di fuori dei confini italici,  sino al completo esaurimento della carica di new entry.  Premiare l’eccellenza della creatività emergente, farla esporre in galleria sino al raggiungimento della mostra e poi guidarla verso altre esperienze all’estero dovrebbe essere l’effetto di un sano rapporto di collaborazione tra pubblico e privato. Il problema è che in passato, spesso e volentieri, i nostri musei pubblici si sono trasformati in spazi semiprivati ad appannaggio della politica e dei poteri forti cittadini. Purtroppo questo meccanismo non ha mai portato a risultati apprezzabile ed allora meglio sarebbe la trasparenza. Lasciamo che le gallerie, assieme ai professionisti del settore, espongano i migliori talenti. Formiamo una rete solida per far entrare queste giovani promesse nel museo e poi supportiamoli fino all’esperienza al di fuori dei nostri confini. Tutto questo si può fare, basta volerlo.

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