Artisti, pagando si ottiene tutto…forse

di Redazione 3

Si può pagare per una mostra ma è difficile pagare il pubblico

Entrare nel dorato mondo dell’arte contemporanea è il sogno di ogni artista. Alzi la mano chi di voi non ha mai sperato di fare una mostra personale in una prestigiosa galleria nazionale, di accedere in uno spazio museale, di diventare campione delle aste e protagonista indiscusso anche all’estero. Tutti questi sogni vengono alimentati dalle speranze. C’è la speranza di trovare il filone creativo giusto, la speranza di trovare una galleria anche piccola per la prima mostra, la speranza di venir notati da qualche critico alla moda e la speranza di vendere, vendere, vendere. Ovviamente realizzare questo sogni è altamente difficile ed allora il nostro sfortunato artista di turno si vede costretto a pagare per ottenere dei servizi. Si può pagare di tutto nel mondo dell’arte, l’indotto è talmente vasto che se si dispone dei fondi necessari non c’è limite ai servizi. Si paga lo spazio espositivo ed anche il museo, si pagano trasporti e costi di installazione della mostra, si paga il critico che scriverà un bel testo infarcito di lodi, si paga la casa editrice che stamperà il catalogo ed infine si paga il magazine di turno che scriverà una recensione accorata e talmente piena di zucchero da uccidere un diabetico all’istante. Alla fine dei giochi il nostro artista avrà il portafoglio più leggero ma la sua fama non sarà aumentata di un grammo, questo perché il pubblico non si può comprare, perché spesso e volentieri gli addetti ai lavori conoscono gli spazi a pagamento e sanno benissimo quando un loro collega fa una “marchetta”. Ed allora cari artisti, se proprio volete intraprendere questo difficile carriera sappiate che pagare per esporre non vi renderà mai celebri, anzi vi farà diventare lo zimbello della scena locale. Questo è tutto.

 

Commenti (3)

  1. È proprio così, o almeno dovrebbe essere così: il contenuto e lo spessore artistico non si costruiscono sulle “urla”, bensì tutt’altro, nel silenzio.

    Dico dovrebbe, perché non è comunque da sottovalutare la tendenza delle persone, forse la gran parte del pubblico, di venerare o temere i più potenti, che nell’arte sono coloro che dimostrano di avere enormi risorse per promuoversi o promuovere, oltre al fatto che quella gran parte di pubblico, ormai privata del senso critico da decenni di obnubilamento massmediatico, si lascia guidare docilmente, disorientata, passivamente, proprio da quelle urla, atteggiamento che viene espresso dal noto pensiero goebbeliano: racconta una grande menzogna, rendila semplice, continua a ripeterla, e alla fine verrà creduta.
    Ma come trasversalmente già scrivi in altri articoli, anche questo sistema sta subendo un certo e costante declino, parallelamente al “risveglio” delle masse.

    Alla fine, l’artista, sia che lo faccia per denaro o per propria vanità o per divertimento o per interesse umanista, ha bisogno di una platea; oggi nel mondo tutto è una platea, ma è quindi necessario chiamare l’interesse degli spettatori a radunarsi qui piuttosto che là.

    “Hey you! Don’t watch that, whatch this!” – Madness

    JlZAlN0

    1. Parole sante…
      Micol

  2. un esperto di pr sarebbe di altro parere…

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