Cindy Sherman

di Redazione Commenta

Cindy Sherman produce serie di opere, fotografando se stessa in una varietà di costumi. In serie recenti, datate 2003, si presenta come clown. Sebbene la Sherman non consideri il proprio lavoro femminista, molte delle sue serie di fotografie, come “Centerfolds,” (1981), richiamano l’attenzione sullo stereotipo della donna come appare nella cinematografia, nella televisione e sui giornali.

 

Le Untitled Film Stills sono una serie di 69 fotografie in bianco e nero di piccolo formato nelle quali la Sherman si presenta come attrice sconosciuta in riprese che evocano film stranieri, immagini di Hollywood, film di serie B, e film noir. Evita di mettere i titoli alle immagini per preservare la loro ambiguità. Le opere sono state spesso create nel suo appartamento, usando oggetti e costumi propri o presi in prestito come in Ultitled Film Still #11, in cui il cuscino con il cane appartiene ad un amico. Le Untitled Film Stills sono raggruppate in serie distinte: Nei primi 6 le foto sono sgranate e leggermente fuori fuoco (ad esempio, Untitled #4), e ciascuno dei ruoli sembra essere svolto dalla stessa attrice bionda. Il gruppo successivo è stato fatto nel 1978 a casa della famiglia di Robert Longo sulla forcella a nord di Long Island. Sherman tornò al suo appartamento, preferendo lavorare da casa. Ha creato la sua versione di un personaggio Sophia Loren nel film La crociere(es Untitled Film Still #35). Ha preso diverse fotografie delle scene mentre si prepara per il viaggio in Arizon a con i suoi genitori. Untitled Still Film #48(1979), è conosciuto anche come The Hitchhiker, è stato girato al tramonto, una sera. Il resto della serie è stata girata nei dintorni di New York, come Untitled #54. Nel dicembre 1995 il Museum of the Modern Art di New York, ha acquistato tutte le 69 fotografie della serie Unititled Film Stills per una cifra stimata di un milione di dollari. Nel ciclo “A Play of Selves” lavora (richiamando lo stile di Duchamp) sul cambiamento di identità e sull’ analisi delle definizioni dell’apparenza e del genere dettate dai fotografi. Compare sola nelle sue fotografie, giocando con travestimenti, amatorialità e ricerca di sé stessi intesi come diverse entità, rimandando alla fragilità dell’ io di fronte ai meccanismi di identificazione e di riconoscimento sociale. Nel 1975 con il ciclo “Untitled A B C D” lavora sul proprio viso come tela, utilizzando trucco e accessori per assumere connotati diversi. La sua non è un’indagine su se stessa come quella portata avanti da Francesca Woodman, ma un lavoro sull’identità in generale. Parla di sé stessa con distacco e lavorando su gli stereotipi e sui modelli. Si pensi al ciclo “Bus Rider”, in cui la Sherman reinterpreta con il gioco dei travestimenti le diverse tipologie di persone intente ad aspettare l’autobus, o al ciclo”Hollywood”, in cui lavora sui cosiddetti falliti, quegli individui cioè che hanno mancato il sogno americano; questo lavoro comprende quindi anche una riflessione sul patetico dei sogni che non si riescono a realizzare. Lavoro molto importante è “Untitled film stills” in cui la Sherman ricrea dei fotogrammi cinematografici, mettendo in scena un’azione o uno stereotipo femminile del cinema americano. Nel 1980 presenta “Rear Screen Projection” in cui si fotografa su vari sfondi proiettati alle sue spalle, usati anche come fonte luminosa per lo scatto. La Sherman lavora anche nel campo della moda, collaborando nel 1983 con la rivista Interview, Marc Jacobs, e Jurgen Teller; riprende poi il mondo della moda nel ciclo “Centerfold/Horizontals”, in cui reinterpreta delle pagine pubblicitarie, mettendole in scena. nel 1989 con il ciclo “ritratti storici e antichi maestri” si ricollega alla storia dell’arte, incarnando modelli immaginari della storia della pittura. Dal 1985 con il ciclo “Fairytales”, e “Disasters” la Sherman introduce nel suo lavoro un nuovo elemento, che diventerà poi quasi una costante: i manichini; inizialmente usati per richiamare in maniera grottesca il mondo dei giocattoli, saranno i protagonisti nel ciclo “Sex pictures”, in cui vengono scomposti e utilizzati per reinterpretare scene hard.

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