Massimiliano Gioni, cronaca di uno sbadiglio annunciato?

di Redazione Commenta

La notizia lanciata ieri da Artribune ci lascia uno spiraglio di beneamata speranza per quanto riguarda le sorti della futura Biennale. Massimiliano Gioni (prossimo curatore della prestigiosa kermesse) ha promesso al pubblico dell’arte un “bestiario immaginifico”, insomma una Biennale visionaria ben lontana dai “compitini curatoriali”, parafrasando un’affermazione di Valentina Tanni. Già, forse molti di voi non avranno gradito la Biennale “aperta” di Achille Bonito Oliva, altri invece avranno mal digerito quella reazionaria di Jean Clair che pur portando 320 mila visitatori in laguna fu additato come un “menagramo, uno che di arte contemporanea non capisce nulla” dall’allora assessore comunale di Venezia Mossetto. Va detto però che nell’ultima decade la mostra centrale ha sollevato non pochi sbadigli, tanto che la biennale di Bonito Oliva alla fin fine dovrebbe  esser salutata oggi come l’impresa di un eroe. Già, almeno nel bel mezzo degli anni ’90 c’era ancora voglia di buttarsi nel vuoto senza rete, oggi si preferisce seguire strade battute un milione di volte, sperando di non contrariare sistemi e sistemini di turno. Difficile uscir fuori dagli schemi senza aver paura di essere additati come il curatore “che è andato fuori tema”. Ed allora ci prostriamo ai piedi di Massimiliano Gioni, sperando che almeno lui che ha già fallito The Generational: Younger Than Jesus compia il miracolo di non farci sbadigliare. Proprio in Younger Than Jesus il buon Gioni/Cattelan piazzò nel bel mezzo della mostra la performance di Chu Yun che consisteva nel far dormire un performer in un letto durante gli orari di apertura con l’ausilio di pillole per il sonno. Speriamo che il pubblico della Laguna non sia destinato a seguire le orma di Chu Yun. 

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