Fotografia e lavoro: rotture e continuità tra passato e presente

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Domenica 21 ottobre noi di Globartmag abbiamo assistito ad una interessante ed inconsueta iniziativa artistica. Stiamo parlando dello slide show fotografico CONTEMPORARY PHOTOGRAPHERS (AND STILL NO MEN) AT WORK curato da ARTONISE http://www.artnoise.it/ e svoltosi presso la s.t. foto libreria galleria, sita presso il rione romano di Borgo Pio, a due passi dall’abbraccio berniniano della Basilica di S. Pietro. La location, oltre a essere in sintonia con l’evento proposto, è ideale per chi vuole tenersi aggiornato sulle ultime uscite editoriali del settore fotografico, per scambiare opinioni, per bere un buon bicchiere di vino ed osservare da vicino le suggestive istantanee proposte nelle esposizioni visibili nella saletta al piano inferiore.

Libri, poster e tarallucci hanno fatto da sfondo alla piacevole lettura critica delle slide suggerita da due membri di ARTNOISE, Giulia Zamperini e Daniela Cotimbo. Per l’occasione la redazione citata ha selezionato una serie d’immagini provenienti da varie ricerche fotografiche  contemporanee connesse al tema del ‘lavoro invisibile’. Scopo ultimo della rassegna è creare un ponte tra la mostra inaugurata il 1° ottobre (‘No Men at Work’), composta da scatti del passato prelevati da un contesto non autoriale, e le pratiche fotografiche degli artisti attuali. Punto d’incontro tra le esperienze d’inizio Novecento e quelle emergenti è l’eliminazione del referente umano nell’esplorazione del fenomeno del lavoro. Ogni fotografo ha affrontato tale argomento, ideato da Matteo Di Castro in riferimento alla tematica della XI edizione di Fotografia – Festival Internazionale Di Roma, privilegiandone un particolare aspetto: sociale, estetico o documentario.

Sotto lo sguardo di un nutrito pubblico, particolarmente interessato, si sono avvicendati numerosi scatti iniziando dalle fotografie in b/n di Fernando Zaccaria, il quale ha documentato con occhio oggettivo lo scenario produttivo di alcuni stabilimenti industriali attivi in Russia, per poi passare allo sguardo analitico di Iskra Coronelli, che ha indagato ambienti clinici fatiscenti enfatizzando l’assenza dell’essere umano nelle suddette strutture. Mentre la ricerca del collettivo Occhirossi (composto da Iskra Coronelli, Alessandro Ciccarelli, Andrea Papi, Sara Martini, Emma Albarello, Barbara Palomba, Francesca Nesci, Poalo Cardinali e Francesco Viscuso) si è incentrata sulle questioni sociali connesse al lavoro, immortalando eventi quali l’occupazione delle fabbriche o di altre strutture problematiche. Imperniato su tali dinamiche è anche il lavoro di Sandro Mele che, avendo vissuto in prima persona l’esperienza di operaio edile, ha sviluppato una forte sensibilità nei confronti delle criticità presenti nel medesimo mestiere. Le foto qui estrapolate documentano gli interni di siti industriali osservati calandosi nel cuore della realtà lavorativa. Sofia Bucci, invece, ci offre un’interpretazione laterale degli strumenti utilizzati in varie professioni. Nei suoi scatti semplici cartelline o rotoli di carta si trasformano in identità astratte, non immediatamente riconducibili all’oggetto reale. La sua attenzione al dato estetico ed iconografico dell’elemento industriale porta l’osservatore a riflettere sul concetto di serialità. Simile interesse nei confronti di una particolare forma, in questo caso degli strumenti agricoli, è riscontrabile in Tiziano Doria. Nel suoi click gli utensili sono innalzati a simboli di un passato lontano sia per ideologia sia per i valori che rivestono. Diametralmente opposta è l’indagine di Daniele Pinti basata sull’automobile, emblema dell’industria italiana del XX secolo. Tuttavia, il vero protagonista delle sue immagini è il degrado presente sulle autovetture, metafora del progresso moderno e, al contempo, dell’attuale situazione economica e sociale. Mentre, le particolari fotografie proposte dal Centro Ricerche Casaccia – ENEA riconducono l’interesse del fruitore verso la natura. Qui, il primo attore è il prodotto del lavoro osservato attraverso le lenti di sofisticati microscopi: sostanze organiche indagate fino all’osso per scoprire la loro incorporea fisionomia. Chiude la rassegna il lavoro di Giovanni De Angelis che, riallacciandosi agli scatti di Zaccaria, si confronta con il contesto industriale. Il napoletano ha realizzato una serie di istantanee presso una centrale elettrica turca caduta in disuso negli anni ’80 e tornata a nuova vita nel 2007 in qualità di sede dell’Università, del Museo d’Arte Moderna, di un Museo dell’Energia e di un importante Biblioteca pubblica, divenendo uno dei tanti esempi esistenti al mondo di archeologia industriale ovvero di architettura riadattata a nuove finalità. L’installazione visiva e sonora è il prodotto finale della ricerca di Giovanni che vuole documentare la complessità operativa della nuova struttura oggi denominata ‘SANTRALISTANBUL’.

Confrontando queste immagini con quelle presenti in mostra è possibile notare un certa continuità tra presente e passato grazie all’esclusione del soggetto umano, generando così una spersonalizzazione del lavoro inteso come mestiere, come attività produttiva svolta principalmente dall’uomo.

Tuttavia, negli scatti odierni è percepibile una forte frattura rispetto alla visione positivista registrata nelle foto non autoriali, dove traspare un clima di esaltazione generato dal progresso tecnologico appena avviato, dove i macchinari utilizzati sono immortalati ed innalzati a protagonisti assoluti dell’era industriale. Al contrario, nei click dei giovani artisti si nota, piuttosto, una concezione disincantata di tale mondo, in cui emerge una consapevole attenzione nei confronti delle disarmonie presenti all’interno del settore produttivo come i numerosi casi di sfruttamento o piuttosto il fenomeno della precarietà. Inoltre, la cura nei confronti del dettaglio, finalizzata alla pura ricerca estetica, risulta essere la sola prerogativa delle attuali ricerche, alterando così il senso stesso del manufatto.

Immagini dure, queste, che rendono il fruitore cosciente del fatto che oggi, decaduto del tutto il mito dell’eterno progresso e benessere, occorre confrontarsi con una dura realtà che, tuttavia, rappresenta uno dei tanti momenti ascendenti della storia della civiltà umana inevitabilmente scaturito dopo un lungo periodo di prosperità.

CONTEMPORARY PHOTOGRAPHERS (AND STILL NO MEN) AT WORK

Slide Show a cura di ARTNOISE

21 ottobre 2012

s.t. foto libreria galleria

via degli Ombrellari, 25 – 00193 –  Borgo Pio – Roma

info: http://www.stsenzatitolo.it/ –  [email protected]

 

 

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