Quando il supermarket dell’arte fallisce

di Redazione Commenta

 

Ieri vi abbiamo parlato della defezione di Damien Hirst dalla Gagosian Gallery, che nel giro di pochissimo tempo ha perso altrui due mega-pupilli come Jeff Koons e Yayoi Kusama. Bene, la stampa di settore si è dimenticata di aggiungere che la piccola fuga da Gagosian è in realtà una vera e propria emorragia, visto che altre “pedine” della scacchiera hanno da tempo abbandonato Mr. Gaga. Lo scorso anno Alec Soth ha lasciato Gagosian per Paula Cooper, Tom Friedman ha invece preferito la galleria Luhring Augustine dopo cinque anni con Gaga. Ma la lista è ancora lunga visto che Ghada Amer è partita per la Cheim and Read Gallery mentre Hiroshi Sugimoto assieme alla Willem de Kooning Estate sono emigrati da Pace nel 2010. Ma cosa è successo a Gaga? Probabilmente alcuni artisti hanno scoperto che il supermarket dell’arte tirato su dal camaleontico uomo d’affari altro non è che un semplice franchising, un’azienda che ha ben poco a che vedere con la creatività. Oggi come oggi Gagosian raffigura al meglio la pochezza del ercato e la mancanza di sperimentazione. Essere artisti di Gagosian significa essere dei prodotti sullo scaffale  e questo è troppo anche per un “commercial artist” come Koons.

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