Gli Hipsters dell’arte contemporanea

di Redazione Commenta


A volte mi vien da pensare che il mondo dell’arte, come lo vedono quelli dello star system, sia un immenso circo dove ognuno può portare il suo numero per stupire il pubblico. Il pretesto, l’assassinio all’arciduca Francesco Ferdinando è l’avvento di Hannah Montana/Miley Cyrus, che ha da poco deciso di seguire le orme di Lady Gaga e diventare artista. Questa pericolosa deriva del pensiero beuysiano manipolato, dove tutti hanno la sensibilità d’artista non mi ha mai convinta a fondo. L’arte non può essere democratica e soprattutto non tutti possono reinventarsi artisti, curatori o quanto altro. Oggi chiunque si sente in diritto di poter aggiungere un personalissimo capitolo ad una storia sin troppo ripetitiva ma nessuno si sogna mai di fermarlo, di dirgli che non si dovrebbe parlare a vanvera di cose che non si conoscono. Questo continuo laissez faire ha però le sue controindicazioni e così la scena dell’arte, specialmente quella nostrana, si ritrova infarcita di personaggi non meglio identificati che sorseggiano vino frizzante mentre parlano delle loro mirabolanti azioni. Tutti fanno tutto e niente, si aggirano senza combinar nulla ma vengono puntualmente additati come esperti da una scena che forse non ha più esperti. Ecco quindi che l’arte è l’unico mondo possibile per gli scellerati senza patente, visto che difficile sarebbe operare al cervello senza essere esperti in neurochirurgia. Tanto tempo fa, prima dell’avvento del wikipediapensiero, le cose andavano diversamente ma ora bisogna rassegnarsi e osservare l’esercito degli Hipsters dell’arte che intasando ogni possibile canale, ha contribuito assieme alle follie degli imperatori statali a svilire l’arte italiana, relegandola ad un livello amatoriale e spesso non retribuito. “L’arte è quasi sempre decorativa, consolatoria, Di quest’arte qui non so che farmene” diceva Carmelo Bene.

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