Circo o Arte? Con Ryan Trecartin scopriamo le nuove tendenze dell’arte

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Fotografia di Jacqueline Iannaccone

Infastidire il pubblico o divertirlo ed affascinarlo con le sue pirotecniche trovate, queste sono le caratteristiche salienti della creatività contemporanea. Idee che sterzano bruscamente verso lo spettacolo, sregolatezze che lasciano un cattivo gusto in bocca come quelle del gruppo GELITIN alla Biennale di Venezia 2011. Si può storcere il naso o sorridere ma l’arte contemporanea ha deciso di prendere questa direzione ed anche la critica deve adeguarsi. Marcel Duchamp ha reso possibile la “frode” creativa e le nuove generazioni hanno raccolto questo oneroso testimone, senza mai dimenticarsi di inserire all’interno della loro produzione una buona dose di ironia.

Le scoppiettanti installazioni dei Paper Rad fanno il paio con il caos controllato di Artists Anonymous, mentre Banksy, Bruce High Quality Foundation e chi più ne ha più ne metta non stanno certo a guardare. Proprio in questi giorni il MoMA PS1 ha presentato al pubblico la mostra Any Ever di Ryan Trecartin (dal 19 giugno al 3 settembre 2011), offrendo una ricca panoramica delle nuove frontiere dell’arte.

ANY EVER (Trailer), Ryan Trecartin PS1 from Ryan Trecartin on Vimeo.

Per il giorno della chiusura della mostra, oltre alle incredibili video installazioni di Trecartin, che affrontano temi come il capitalismo, il mercato globale, i reality televisivi e il disagio giovanile, è andato in scena un vero e proprio party fuori controllo con tanto di open bar e dolciumi per tutti.  Il rapper quindicenne Glass Popcorn ha intrattenuto la folla urlante è c’è stato spazio anche per drag queens e bodybuilders che si sono esibite pompando i loro muscoli davanti al pubblico.

Fotografia di Jacqueline Iannaccone

Insomma, la mostra di Trecartin si è conclusa in perfetta sintonia con le sue opere, all’interno di un circo dai risvolti oscuri e frenetici che si pone oltre ogni consueta sperimentazione formale e che somiglia sin troppo alla società odierna. Lo show di Ryan Trecartin si è concluso con un florilegio di fuochi artificiali sparati in cielo, il pubblico ha gradito la mostra, la stampa statunitense ha commentato positivamente. Noi forse dovremmo cominciare a riflettere su cosa realmente significhi “fare arte” nel 2011 e sui meccanismi della vecchia critica che oramai non riescono più a stare al passo coi tempi.

Micol Di Veroli

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