Transemediale: quando il medium è messaggio

di Redazione 1

E’ stupefacente vedere come quell’immagine di “villaggio globale” che Marshall McLuhan aveva ipotizzato circa quarant’anni fa assume connotazioni sempre più concrete e determinanti nell’era dei social network. Tempo fa leggevo della velocità con la quale si passa dal facebook al letto e questo non è che uno dei tanti aspetti che ci permette di capire gli effetti delle tecnologie connettive sulla nostra percezione umana.

La possibilità relazionale si è fortemente potenziata ma, per contro parte, è andata sempre più assumendo i caratteri di una smaterializzazione, costringendoci ad un ripensamento delle categorie percettive e sensoriali. Anche in questo caso di troviamo di fronte ad un’ambiguità: se da un lato tale ripensamento può risultare straniante, dall’altro può essere letto come un potenziamento, quel “corpo senza organi” tanto auspicato da Deleuze e Guattari.

Ed è proprio su tali riflessioni che si concentra il nucleo tematico del festival Transmediale di Berlino svoltosi quest’anno dall’1 al 6 febbraio e conclusosi con la premiazione degli artisti più meritevoli nel campo delle ricerche tecnologiche di connessione sociale.

Il festival, diviso in sezioni, si è posto come interrogativo dell’edizione 2011 le possibilità di approccio per gli utenti di internet dopo l’era del web 2.0. 170 artisti, ricercatori e attivisti media, hanno accolto tale quesito dando vita ad un’evento dal carattere interdisciplinare presso la Haus der Kulturen der Welt e in altre 20 location esterne. Tra le sezioni presenti ricordiamo l’Open zone in cui vari artisti hanno occupato, per tutta la durata di Transmediale 11, diversi spazi sociali, studi aperti, laboratori, centri di scambio. Spazi sperimentali, allestiti nei locali dell’HKW, che prefigurano una città modello in cui le relazioni informatiche si svolgono nella loro declinazione di strumenti per il progresso. In questa sezione, a cura di Ela Kagel, hanno partecipato: Heath Bunting, Simona Levi, Peter Sunde, Open Design City Berlin, Elizabeth Stark, kom.post collective, Ursula Endlicher, Christopher “moot” Poole, Mushon Zer-Aviv, Evan Roth e molti altri.

HacKaWay Zone è stata dedicata alle possibilità decostruttive delle strutture tecnologiche sociali. La sezione, a cura di Stephen Kovats, ha visto la presenza di artisti quali Paul Vanouse, HONF, UBERMORGEN.COM, Christin Lahr, Garnet Hertz and Jussi Parikka, Herwig Weiser, Ei Wada as well as Fair Use Trio.

La sezione SyncExistence, a cura di Marcel Schwierin, metteva in luce invece il potenziamento dell’esperienza filmica nelle sue declinazioni di simultaneità, ubiquità e velocità, caratteristiche tipiche del linguaggio mediale. I film e video sono stati realizzati da diversi artisti, tra cui Lynn Hershman Leeson, Ho Tzu Nyen, Sergei Komarov, Wolf Vostell, Camille Verbunt, Ruben Östlund, Reynold Reynolds, John Smith, Pilvi Takala e the ArabShorts project.

Live: Responce è stata invece concepita come una sezione in cui il corpo fa da raccordo tra la sfera mediale e la fisicità propriamente detta, all’interno di questo ambito si sono svolte le performance di Herman Kolgen, Rosa Menkman, People Like Us, Cécile Babiole & Vincent Goudard, Daito Manabe, Eboman and Preslav Literary School, curate da Sandra Naumann.

Infine body:responce faceva proprio riferimento a quell’ibridazione che nasce dall’innestarsi della tecnologia della comunicazione all’interno del contesto socio-biologico. Qui sono state raccolte da Markus Huber le esperienze di Franco ‘BIFO’ Berardi, Tim Etchells, Carolyn Guertin, Marie-Luise Angerer, Mark Hansen, Hans-Jörg Rheinberger, Maurizio Lazzarato, Judith Revel, Mushon Zer-Aviv, Eric Kluitenberg, Philip Auslander, Adrian Heathfield, Derrick de Kerckhove, Verena Kuni e Jordan Crandall.

Come ogni evento globalizzante, Transmediale si arricchisce con un corollario di eventi collaterali tra cui citiamo, uno su tutti, proprio un’omaggio a McLuhan. Nato dalla collaborazione tra il Marshall McLuhan Salon e l’Ambasciata canadese, questo evento si prefigge di analizzare come l’influenza dello studioso si sia declinata nel contemporaneo.

Vincitori dell’edizione di quest’anno sono stati The House of Natural Fibre (HONF), con la loro installazione Intelligent Bacteria – Saccharomyces cerevisiae, Evan Roth che si è accaparrato il premio Open Web con il suo progetto Graffiti Analysis / Graffiti Markup Language. Jordan Crandall ha vinto il premio Vilém Flusser Theory presentando il suo brano gatherings: event, agency, and program. E infine altri riconoscimenti vanno a Christin Lahr, Les Liens e Vanessa Ramos-Velasquez.

Ci si augura dunque che esperienze di questo tipo vengano sempre più incrementate per il loro potenziale conoscitivo e ridimensionante e che, attraverso esse, si arrivi a un rapporto più sano e cosciente con ciò che ci circonda.

http://www.transmediale.de/

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