Giovedì difesa: Apollo 18

di Redazione Commenta

Il film di Gonzalo López-Gallego tenta la carta del possibile. Il falso documentario horror scatena una serie di reazioni e di prese di distanza da parte della NASA e questo significa che, almeno in parte, centra il colpo. Si pone nel genere mockumentary e cerca una strada mimetica più forte degli altri, come forse solo Blair Witch Project aveva osato.

In questo caso però non è la strada del nastro davvero trovato, era infatti impossibile dire che i nastri erano ufficali, bensì del mockumentary girato appositamente ma basandosi su nastri e testimonianze reali. Dunque tutto sarebbe stato rigirato alla maniera dei documentari solo per “dare” maggiore verità, mostrandosi proprio come i “veri” referenti: i veri nastri e le vere interviste.

La storia è altamente improbabile ma apparentemente possibile. Ovvero è indimostrabile sia che sia reale sia l’opposto.

Sfrutta le teorie del complotto riguardanti l’uomo sulla luna, ma le lavora al contrario. All’opposto di Capricorn one il punto non è che non siamo mai andati sulla luna, bensì il punto è: ci siamo andati e abbiamo trovato un mostro invincibile. Sassi lunari che si animano.

A dire la verità centra il colpo solo perché è spirato a una vera missione progettata dalla NASA. L’Apollo 18 esiste davvero. Doveva essere lanciata nel dicembre del 1974, una missione di routine per recuperare materiale roccioso, campioni biologici, artefatti lunari. Missione semplicemente  annullata.

La NASA, come detto, ha preso ufficialmente le distanze dal film sottolineando che il suo parere non è mai stato richiesto durante le riprese. A dir la verità pare che il film si basi principalmente sulla parola di William Rutledge, presunto astronauta dell’ipotetica missione Apollo 20. È noto tuttavia che non sono state fatte vere ricerche e che nessuno ha avuto accesso a veri documenti. Infine lo studio di produzione ha dovuto ritirare la sua dichiarazione sull’autenticità dei filmati. A mio avviso, insisto col dire, il contributo maggiore del film rimane proprio nel centro narrativo, nella trama sviluppata e dunque affatto secondariamente nella presunta possibilità di un ennesimo complotto nascosto e di una verità scomoda. In quel che questo pensiero sotteso, combattuto o meno, scatena nella fruizione, nel processo di identificazione con una realtà altra.

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