Singapore Biennale 2011, piccola ma combattiva!

di Redazione Commenta

Prima della Biennale di Venezia eccoci qui a parlare di un’altra scoppiettante biennale anche se un poco più piccola di quella lagunare. Stiamo parlando della Singapore Biennale 2011, manifestazione che si è aperta lo scorso weekend e che per due mesi (esattamente fino al prossimo 15 maggio) terrà banco con le sue 150 opere create da più di 60 artisti. La biennale è dislocata in varie sedi come l’Old Kallang Airport, il  Singapore Art Museum, il National Museum of Singapore ed il Merlion Hotel.

Ovviamente come già detto stiamo parlando di una manifestazione molto più raccolta rispetto alle altre biennali ma non per questo meno interessante visto che è stata fatta una selezione molto accurata riguardo agli artisti in mostra, segno evidente che Singapore mira ad affermarsi come una delle new entry della scena dell’arte contemporanea mondiale. Tra gli artisti locali il più gettonato sembra essere Michael Lee che per l’occasione ha creato dei meravigliosi ed intricati modelli architettonici a suo parere prodotti da un fantomatico architetto K S Wong, vissuto tra il 1991 ed il 1982.  Tracey Moffat ha invece prodotto un divertentissimo video musicale mischiando dei film hollywoodiani come Sex in the city ed Intervista con il Vampiro. Una delle più bizzarre opere in mostra alla biennale è invece quella di Koh Nguang How che ha ammassato dentro 80 scatole dei giornali che riassumo 30 anni di notizie sulla scena dell’arte locale.

L’artista bulgaro Nedko Solakov ha creato un video con delle istruzioni per un intervento da compiere all’interno dello spazio espositivo, tale intervento è eseguito dal vivo dall’artista Liao Jiekai. Phil Collins ha invece portato in Biennale un bellissimo e toccante video documentario della sua esperienza con gli skinheads di Kuala Lumpur. Ovviamente questi sono solo alcuni nomi di una Biennale che può vantare tra le proprie file artisti del calibro di Martin Creed, Elmgreen & Dragset, Simon Fujiwara e tanti altri. Non rimane altro che far tappa a Singapore per gustare ogni tassello di questa frizzante Biennale.

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