Paolo Baratta resta alla Biennale di Venezia

di Redazione Commenta

Dell’alto tasso di berlusconismo all’interno della scena dell’arte contemporanea nostrana ne abbiamo parlato giusto pochi giorni fa ed abbiamo velocemente analizzato vizi e comportamenti di un sistema allo sbando. Una delle più grandi vittime del berlusconipensiero è stata la nostra cultura istituzionale. Tra Bondi e Sgarbi infatti (tanto per citar i due nomi più lampanti) l’Italia della cultura è riuscita a raggiungere il punto più basso mai toccato da qualsiasi altro malgoverno.

Ora il regime berlusconiano è crollato, il monumento è stato abbattuto ma come già detto è ancora troppo presto per festeggiare. Politicamente ed economicamente a muovere i fili del burattino-Italia sono la comunità Europea e le grandi agenzie di rating americane che fanno il bello ed il cattivo tempo tramite “opinioni” basate sul nulla. Va detto però che la caduta di Silvio sta già portando alcuni incoraggianti cambiamenti, almeno per quanto riguarda il bieco balletto di poltrone regalate ad amici e nipoti. Come ben ricorderete, il ministro Galan aveva già deciso di detronizzare Paolo Baratta e mettere alla guida della Biennale di Venezia tale Giulio Malgara, vale a dire il fondatore di Auditel e grande amico di Silvio Berlusconi. Grazie alla visione imprenditoriale di Baratta, la Biennale (dal 1998 al 2000 e dal 2007 ad oggi), è divenuta una manifestazione ancor più nota e prestigiosa che riesce a coprire autonomamente l’80 percento delle sue spese ma Silvio aveva comunque deciso di mettere un suo uomo anche in Laguna e di accontentare Baratta donandogli la guida del MAXXI di Roma. Tali spostamenti tellurici avrebbero provocato un vero e proprio crollo definitivo.

Fortunatamente però il governo è caduto ed allora anche Malgara ha rinunciato. Avverrà quindi una nuova danza di poltrone, cui forse seguirà un’ulteriore cambio ai vertici dei nostri poli culturali. Come già detto però, peggio di così non poteva andare ed allora questo è il momento di risalire.

 

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