Pranzi ed altre spese fantasma, il museo chiude i battenti dopo soli sei mesi

di Redazione Commenta

A volte, quando si tratta di istituire un nuovo polo museale, le amministrazioni pubbliche sono capaci di rimediare sonore cantonate. Di musei di arte contemporanea ve ne sono sicuramente molti ma c’è sempre un progetto pronto per riqualificare un area urbana disagiata o una città un poco in ombra. Tali intenti sono sicuramente nobili ma quando si parla di sviluppare un’architettura monumentale, creata da un archistar pluricelebrato, bisognerebbe andarci con i piedi di piombo e valutare attentamente ogni aspetto.

Una volta creato il contenitore bisogna avere i soldi e le abilità per mettere al suo interno i tanto sospirati contenuti. Purtroppo molte amministrazioni misurano tutto con l’effetto Bilbao, dove il Guggenheim di Frank Gehry ha di fatto portato alla ribalta una città che in passato non aveva poi molto da offrire al turismo internazionale. Ecco quindi che secondo questo schema collaudato, giusto sei mesi fa ad Avilés (cittadina della Spagna che dista circa 290 chilometri da Bilbao) è sorto il Niemeyer Center. Stiamo parlando di un progetto architettonico dalle forme avveniristiche ed imponenti, disegnato dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer che dall’alto dei suoi 103 anni ha realizzato in passato importanti progetti come il Niterói Contemporary Art Museum, il Brazilian National Museum di Brasilia, l’edificio della sede centrale della casa editrice Mondatori di Milano ed il Summer Pavilion della Serpentine Gallery di Londra, tanto per citarne alcuni.

Ebbene, dopo solo sei mesi il Niemeyer Center chiuderà i battenti per un periodo non meglio precisato. La causa di tutto ciò si cela all’interno dell’amministrazione del museo che in soli sei mesi ha sperperato cifre esorbitanti per pagare alcuni conti di hotels, ristoranti e viaggi non meglio precisati. Emilio Marco, assessore regionale alla cultura del governo delle Asturie ha dichiarato al Guardian che “le ricevute che dovrebbero giustificare tali spese sono assenti”. E dire che la direzione del museo aveva definito come “molto modesto” il budget annuale di 1.2 milioni di dollari versato dalla regione nelle casse del museo. Forse qualche pranzetto in meno e qualche mostra in più avrebbero evitato la bancarotta.

 

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