Julian Opie alla Lisson Gallery Milan

di Redazione Commenta

Lisson Gallery Milan il 17 novembre inaugura la mostra dedicata ai recenti lavori del celebre artista britannico Julian Opie. Julian Opie è uno degli artisti più significativi della sua generazione. Attraverso un linguaggio pittorico essenziale e all’uso di differenti mezzi espressivi, Opie restituisce le proprie impressioni sulla realtà circostante traendo ispirazione dalla danza contemporanea, dal ritratto classico e dalla scultura e perfino dai cartelloni pubblicitari.
Immagini, memorie e esperienze sensoriali, che nascono dall’incontro con il mondo esterno, vengono tradotti in immagini simboliche che incoraggiano lo spettatore a riflettere sulla natura della realtà. La figura umana, ritratta, da sola o in gruppo, mentre cammina, danza o si riposa, è un motivo ricorrente nel lavoro di Julian Opie e è anche il tema centrale attorno al quale si sviluppa la mostra presentata a Milano.
Nel 2009, Opie collabora, in occasione della produzione di Infra, con il coreografo del Royal Ballet, Wayne McGregor, creando uno schermo al LED mobile che facesse da sfondo e contrappunto alla danza dei ballerini. Julian Opie viene ispirato a tal punto da questa collaborazione da decidere di scegliere i ballerini come soggetto privilegiato per molte sue opere.
La figura umana ritratta mentre cammina ha un ruolo centrale all’interno dell’intera pratica di Opie. Ispirandosi al paesaggio urbano e al linguaggio dei segnali stradali, la “bidimensionale” e monolitica scultura al LED, composta da diodi, attraverso l’emissione di una luce pulsante, delinea una figura che, come catturata da un’istantanea scattata in una strada affollata, cammina verso un punto infinito e non specifico.
Nonostante Opie realizzi opere attraverso l’uso dei più differenti mezzi espressivi, che comprendono l’animazione grafica, i LED, il granito, l’alluminio, il vinile e la stampa serigrafica, Mary Horlock ha sottolineato come l’attenzione di Opie si sia sempre concentrata sul disegno come è evidente dal rigore e l’immediatezza della linea. I disegni realizzati da Julian Opie non sono semplicemente semplificativi: al contrario, partendo dal disegno, Opie riconduce l’opera alla sua essenzialità, a  una raffinata purezza che dà allo spettatore giusto le informazioni necessarie per riformulare e comprendere al meglio l’esperienza.
La natura pubblica e performativa delle opere dedicate alla danza e al movimento, è in netto contrasto con la quiete e il sereno senso di intimità espresso nei due ritratti dedicati alla moglie di Opie: Aniela. La posa, che ricorda la statuaria classica, dona all’opera un’aura di serenità che la pone al di fuori del tempo.
A differenza dei ballerini e delle figure in movimento, queste opere sono relativamente prive di qualunque ostentazione – Aniela o si ritrae dallo sguardo dello spettatore o tenta di nascondere la sua nudità – e richiamano alla mente l’unicità del rapporto che lega Opie al soggetto. Nonostante questi riferimenti al classicismo, spesso associati al concetto di sublime e all’intento museologico, l’uso che Opie fa del linguaggio plastico tratto dai comuni segnali stradali rende queste opere inequivocabilmente contemporanee.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>