Carolyn Christov-Bakargiev e la statua della chiesa

di Redazione 1

Alle volte dai piccoli dettagli si è in grado di comprendere l’entità di un disegno ben più ampio. E come spesso succede, sono proprio i piccoli dettagli a decidere le sorti di questo disegno. Ad esempio, nei giorni scorsi Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice di Documenta 13, ha bisticciato con una chiesa posta nelle vicinanze della grande manifestazione. L’istituto religioso aveva da poco installato una scultura sulla torre con una piccola mostra annessa.

La curatrice ha quindi chiesto la rimozione della statua, per paura che la stessa entrasse in conflitto con la mostra. Spieghiamoci meglio, un visitatore di Documenta potrebbe confondere una comune statua ecclesiastica per un’opera presente in mostra. Se Carolyn Christov-Bakargiev ha paura di questo piccolo dettaglio, forse ella stessa pensa che le opere presenti alla sua mostra possono essere facilmente confuse con qualunque altra cosa, magari con un soprammobile o chissà quale altro oggetto complementare. E dire che la nostra eroina si notevolmente prodigata per portare a compimento il suo obiettivo. Documenta 13 ha tutte le carte in regola per piacere al grande pubblico: è abbastanza intellettuale per gli intellettuali, sufficientemente femminista per le femministe, emozionante ed a tratti sfacciatamente naif, olistica e perché no animalista.  Anche il cibo è organico mentre la carta dei cataloghi è eco-sostenibile. Gli artisti partecipanti sono stati accuratamente soppesati: ci sono grandi protagonisti del contemporaneo come William Kentridge, Pierre Huyghe e Rosemarie Trockel, affiancati a nuomi meno noti ed a incredibili sorprese.

Tutto è ben bilanciato, tutto è ben fatto. Ed è proprio questo il problema, la Documenta di Carolyn Christov-Bakargiev si è illusa di poter mettere ogni cosa al posto giusto, di far funzionare il meccanismo a perfezione. Ma a questa metodica precisione manca appunto la scintilla di follia, il piccolo dettaglio capace di fare la differenza. Tutto rimane così, sul vago e sull’anonimo. Tanto che si ha paura del fraintendimento con una statua sulla torre di una chiesa.

 

Commenti (1)

  1. L’ Arte autentica non teme le contaminazioni.

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