Benedette foto! La carriera teatrale di Carmelo Bene nelle foto di Claudio Abate

di Redazione Commenta

Carmelo Bene in Pinocchio, Teatro Centrale, Roma, 1966

A dieci anni dalla scomparsa di quel grande uomo, attore, regista, scrittore, intellettuale, genio che è stato Carmelo Bene, così impegnato a eludere tutti questi ruoli e a fare dell’arte uno strumento di dissoluzione, una mostra al Palazzo delle Esposizioni lo celebra e assieme rende omaggio a Claudio Abate, che attraverso i suoi scatti ha testimoniato numerose biografie illustri.

L’incontro tra i due, avvenuto nel lontano 1959, ha portato ad un lungo sodalizio, emblematicamente rappresentato da quell’esclamazione, Benedette foto!, che oltre a essere il titolo della mostra, si riferisce al ruolo determinante che queste fotografie ebbero nel far decadere le accuse a carico di Bene in seguito alla rappresentazione, a detta di alcuni oscena, del Cristo 63.

Le foto in questione, sono esposte assieme a numerose altre testimonianze che ripercorrono in particolare la carriera del Bene teatrante, altrimenti scarsamente testimoniata, offrendo anche delle chicche, momenti di backstage, in cui si evince chiaramente tutta la carica rivoluzionaria dell’esperimento di questo autore.

Carmelo Bene in Nostra Signora dei Turchi (Teatro delle Arti – Roma 1973)

Oltre un centinaio di scatti divisi tra bianco e nero stampato a mano su carta barita, e colore nelle acquisizioni digitali da diapositive; ogni serie accompagnata da un commento all’opera di Francesca Rachele Oppedisano.

Claudio Abate non si è mai schierato dalla parte della fotografia documentaria, e le immagini in mostra lo testimoniano, connotate come sono da quella ricerca della messa in scena, tanto cara al teatro e fonte di ossessione per Bene, tutto concentrato nel portare all’estremo la forma, fino al punto di rottura. Negli scatti di Abate, grande risalto viene dato al gesto degli attori, Carmelo su tutti, ma anche Lydia Mancinelli, Alfiero Vincenti, Franco Leo e le partecipazioni occasionali dei pasoliniani Franco Citti e Ninetto Davoli, che oltre alla recitazione si contraddistinguono per i costumi innovativi, fortemente intrisi di Barocco.

Bene fa parte di coloro che hanno visto negli eccessi di quel lontano periodo storico, un momento di parossismo, di estatica liberazione dal linguaggio. Nelle foto questo si evince con una semplicità disarmante, attraverso le pieghe del bianco e nero appaiono volti, costumi, scenografie che fermano in un istante la grandiosità di opere come Cristo 63, Salomè di Oscar Wilde, Faust o Margherita, Pinocchio ’66, Il Rosa e il Nero, Nostra Signora dei Turchi, Salvatore Giuliano, Arden of Feversham e Don Chisciotte.

Carmelo Bene e Lydia Mancinelli in Salomè (lungometraggio 1972)

Particolarmente suggestiva anche la serie riferita al lungometraggio cinematografico Salomè dove un set tempestato di gemme policrome e rose fluorescenti, con la complice mano di Gino Marotta, aiutano a rendere l’atmosfera iridescente e immateriale in un turbinio orgiastico in cui sono sesso e delirio amoroso a far da protagonisti.

Le immagini di Claudio Abate restano come tracce vive del passaggio di un grande artista la cui portata rivoluzionaria non può sfuggire alla memoria storico-artistica, a loro il merito di riportarci ad un fare arte che con la forza dell’immediatezza e della trasgressione ha segnato una tappa fondamentale, in qualche modo rimasta isolata, isola felice dell’epifania della pura creazione.

 

http://www.palazzoesposizioni.it/

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