Il federalismo dell’arte contemporanea

di Redazione 2


In Italia esistono città come Torino, Milano, Roma o Napoli che sostanzialmente costituiscono la spina dorsale del nostro scenario dell’arte contemporanea. Ovviamente, di quinquennio in quinquennio, le tendenze cambiano e capita così che in certi periodi Torino sia la migliore città del contemporaneo per poi passare il testimone a Milano e così via. Esistono però artisti e gallerie che operano in realtà poco conosciute, in paesi sperduti o in regioni poco nominate su magazines e riviste patinate.

Questo sempre più crescente manipolo di coraggiosi eroi si trova costantemente impegnato in una dura lotta per emergere. Ciò avviene anche a causa di curatori ed addetti al settori che solitamente prediligono gli artisti e gli spazi espositivi delle grandi metropoli, dimenticando le piccole realtà o le realtà considerate a torto meno prestigiose. Così facendo ci stiamo perdendo per strada la Basilicata, la Sardegna, la Puglia e molte altre regioni che tanto potrebbero dare al nostro sistema. Solitamente per emergere nel nostro lavoro si punta a nord, con la convinzione di esser più vicini all’Europa ma questo modo di agire e pensare nasconde un provincialismo da cui non riusciamo a separarci. Questa nostra ostinazione nel credere che solo 4 o 5 città italiane siano le uniche detentrici dell’arte contemporanea è pura follia, ciò poiché la creatività non conosce confini geografici ed un grande artista o una grande galleria possono fiorire sia a Bari come a Torino.  Ma come può ad esempio un artista che opera in una regione non trendy farsi notare dal curatore o dalla galleria di grido? Difficile a dirsi e difficile a farsi senza un valido aiuto.

Non servono soldi, non servono appoggi o sovvenzioni, serve solo un cambio di mentalità ed una maggiore attenzione per quello che succede attorno a noi, magari organizzare mostre all’interno dei musei. Dovremmo promuovere i talenti nostrani invece di andar alla ricerca del nuovo artista newyorchese o londinese del momento.

Commenti (2)

  1. Gli unici del sistema che possono permettersi di stare fermi sono gli artisti a cui bisogna garantire la tranquillità della “stasi”. Differentemente curatori, critici, galleristi, collezionisti, giornalisti, direttori ecc…devono muoversi, girare, partecipare e interagire tra loro. Il federalismo c’è se non ci si sposta. Un punto che propongo per discuterne!
    buon lavoro

    1. Mohan, which country do you live in? Every western democratic country has outlawed Hamas to be a terrorist organisation, how do you ignore the facts and paint such a rosy picture? Read the Hamas charter, it is about death, destruction, killing Israel, and Jews? Ceasefires are Hudna-temporary to rearm, we are not stupid, stop the noouSnse.esppnrt this comment 0

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