Nina Könnemann alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma

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Dal 25 maggio al 13 luglio sarà aperta al pubblico presso la Fondazione Pastificio Cerere la prima mostra personale in Italia dell’artista tedesca Nina Könnemann. Saranno esposte quattro opere video che ripercorrono la sua produzione artistica dai primi anni 2000 a oggi.  Könnemann esplora momenti di aggregazione collettiva, concentrando di volta in volta il proprio sguardo sui micro-fenomeni che si verificano ai margini di quegli eventi. L’uso della camera a mano permette all’artista di reagire spontaneamente ai movimenti della folla e restituire una testimonianza diretta degli accadimenti che osserva, svelando così gesti minimi, banali e irrilevanti, che ne alterano le narrazioni convenzionali.

L’artista cattura attimi in cui la realtà si dischiude, offrendo un barlume del potenziale sovversivo, anarchico che le manifestazioni della sotto- e controcultura hanno sempre perseguito e i media invece costantemente manipolato e spettacolarizzato. In questo senso, Könneman utilizza il video minandone la sua funzione massmediatica: la realtà è documentata con l’intento di testimoniare l’autogenerazione di realtà parallele. In M.U.D. (2000) per esempio, esposto nella terza sala, giovani individui vagabondano in uno scenario naturale popolato di rifiuti e fumi di vecchi fuochi, postumi di un evento la cui natura è impossibile dedurre. Il titolo dell’opera è l’acronimo di “multi-user dungeon”, una categoria ormai datata di giochi di ruolo eseguibili via Internet da più utenti, dove i giocatori interagiscon o con il mondo di fantasia e gli altri partecipanti digitando semplici comandi da tastiera. Lo scenario di M.U.D. è infatti interpretabile come un palcoscenico dove nessuno “recita” ma tutti sono parte di una “performance” diffusa.

L’artista sembra suggerire che i momenti di aggregazione collettiva non rappresentino occasioni nelle quali è possibile trascendere, anche momentaneamente, i ruoli codificati dalla società, perché le logiche che li definiscono ripropongono strutture sociali altrettanto paralitiche. Il singolo individuo che, partecipando a una manifestazione politica o a un rave, intende annichilire il privato nel pubblico, è vittima infatti di altre forme di egemonia: i processi di mercificazione dei simboli culturali, i meccanismi di neutralizzazione della diversità, le derive estetiche del gesto di protesta, ecc. La ricerca di Könnemann è quindi un’incursione nei contesti dove &egra ve; ancora possibile l’affermazione della libertà individuale, da intendersi non come volontà di evasione, ma come momento di formazione identitaria senza condizionamenti.

L’evasione è anche il tema di Bann (2011), esposto pure nella terza sala. Nel video alcuni individui sono ripresi durante le cosiddette “pause sigaretta” nelle ore di lavoro d’ufficio. L’ambientazione è la City di Londra, baricentro mondiale della finanza. La natura immateriale del lavoro che contraddistingue questo contesto è in Bann contrapposta a un’etica del lavoro che interpreta il tempo libero come tempo “liberato”, diritto innegabile del lavoratore: la pausa permette alle frustrazioni di defluire, ai comportamenti istintuali di (ri)emergere, all’individuo di abbandonare temporaneamente il proprio ruolo. Rintanati negli junkspaces dei quartier generali delle corporation neo-capitaliste, a volte riflessi nelle mastodontiche vetrate che sono la pelle di quegli edifici, i fumatori di Könnemann, come i suoi giovani vagabondi, sono sospesi tra la finzione e la realtà, tra la “posa” e l’istinto.

Attraverso la sua pratica artistica, Könnemann cerca di far affiorare qualcosa di reale e sincero dal mix di idealismo, cinismo e gratuita spettacolarità che caratterizza il mondo contemporaneo. Ma come in Talon e Typhoon, le due video-animazioni che aprono la mostra, dove la camera replica la traiettoria di un circuito di montagne russe, sullo sfondo di un collage di poster di film ambientati in scenari fantasy o post-apocalittici, l’esperienza soggettiva è più “reale” se è estrema, tragica, estatica – come a dire che la logica dello spettacolo è insita nella natura umana.

La mostra di Könnemann è il primo di due eventi espositivi pr evisti nel 2012 da Michele D’Aurizio, il nuovo protagonista del progetto curator in residence, promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e dal suo direttore artistico, Marcello Smarrelli. Questo progetto, che prevede la designazione di un giovane curatore ospite incaricato di proporre un percorso culturale della durata di un anno testimonia, tra le varie attività previste, la vocazione formativa e didattica che caratterizza da sempre la Fondazione capitolina. D’Aurizio curerà anche le mostre personali presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma dei due vincitori della terza edizione di 6artista, Francesco Fonassi e Margherita Moscardini.

Nina Könnemann è anche la terza protagonista dell’edizione 2012 di Postcard from…, il progetto ideato da Marcello Smarrelli per diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano. Realizzata in collaborazione con A.P.A. Agenzia Pubblicità Affissioni, l’iniziativa vede il coinvolgimento di artisti italiani e internazionali invitati a ideare un manifesto di 400×300 cm, la dimensione in uso nella cartellonistica pubblicitaria, esposto nel cortile del Pastificio Cerere e in vari impianti della città messi a disposizione da A.P.A.

Nina Könnemann (Bonn, 1971; vive a Berlino) ha preso parte a numerose mostre personali e collettive. Fra le collettive ricordiamo quelle presso Haus der Kunst, Monaco; nbk, Berlino; Nürnberger Kunstverein; Künstlerhaus Stuttgart; Camden Art Center, Londra; CCA Wattis, San Francisco. Fra le mostre personali quelle presso Portikus, Francoforte; Galerie Karin Günther, Amburgo; Grazer Kunstverein, Graz; CCA Glasgow; Galerie Daniel Buchholz, Colonia; Cubitt, Londra.

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