Ahmet Öğüt – Once upon a time a clock-watcher during overtime hours

di Redazione Commenta

La Fondazione Giuliani di Roma inaugura il 28 Aprile 2011 la mostra personale di Ahmet Öğüt, Once upon a time a clock-watcher during overtime hours. Con spirito acutamente perspicace e tagliente, Ahmet Öğüt esamina le casualità quotidiane, i comportamenti e i gesti informali che testimoniano le più ampie strutture globali sociali e politiche. Attraverso l’uso di diversi mezzi espressivi, dall’installazione e la performance al disegno, al video, a interventi in spazi pubblici, Öğüt intreccia racconti che si dipanano tra pratica artistica e vita sociale per provocare consapevolezza critica e sottili slittamenti di prospettiva.

In Once upon a time a clock-watcher during overtime hours, l’artista orienta la sua pratica verso una nuova direzione, usando come risorsa una collezione d’arte. Öğüt ha selezionato opere di Marina Abramovic, Giovanni Anselmo, Carl Andre, Mircea Cantor, Peter Coffin, Cyprien Gaillard, Joseph Kosuth e Sislej Xhafa dalla Collezione Giuliani, creando intorno a ogni lavoro “atmosfere” o interventi che pongono l’attenzione sulle caratteristiche dei lavori stessi e suggerendo allo stesso tempo narrazioni sovrapposte con la prospettiva di generare e potenziare nuovi significati. Questi interventi partono dalla considerazione che nessuna opera d’arte ha una sola lettura ma è aperta a interpretazioni soggettive. Mentre rende omaggio ai lavori di questi artisti, Öğüt mette in questione l’originalità e l’intenzionalità autoriale. Egli crea testi visivi che invitano lo spettatore a riflettere intenzionalmente su un’opera d’arte mentre formula nuove considerazioni e multiple letture.

Dispersi nello spazio espositivo ci sono inoltre un gruppo di lavori dell’artista stesso, tra cui alcuni sono stati prodotti in occasione della mostra. Queste opere sottolineano il suo costante interesse rivolto al tempo, alle strutture sociologiche e ai meccanismi di sorveglianza e controllo. Il film in 16 mm, Wikipolis, giustappone una scena di Metropolis, film capolavoro del 1927 di Fritz Lang sulla distopia urbana, con un’immagine di un ex bunker nucleare a Stoccolma che oggi ospita un centro dati con 8000 servers, due dei quali appartengono a WikiLeaks. L’installazione interattiva, River Crossing Puzzle, trasforma un tradizionale puzzle per bambini in un gioco ludico ma carico di preconcetti politici, mentre con My Spy Desk, gli spettatori della mostra diventano involontariamente protagonisti. In definitiva, Once upon a time a clock-watcher during overtime hours, invita lo spettatore a testomoniare e partecipare a un esercizio di ironia, sfumatura e lettura a più livelli.

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