Anche gli inglesi parlano di Noi…

di Redazione Commenta

In questi ultimi giorni, alcuni quotidiani inglesi hanno pubblicato una  notizia proveniente dal mondo dell’arte italiana, ovviamente la cosa era già nota in Italia ed anche il protagonista della vicenda è abbastanza conosciuto dalle nostre parti. Comunque sia il fatto di vedere pubblicata all’estero una notizia del genere piuttosto che la recensione di una mostra ben riuscita, dovrebbe farci un poco riflettere sullo stato delle cose della nostra arte.  Vi rendiamo partecipi di quanto si è detto senza ulteriori commenti.

L’artista Giuseppe Veneziano ha ultimamente scatenato un vespaio di polemiche a causa di alcune sue opere esposte alla  mostra personale Zeitgeist al Palazzo Panichi di Pietrasanta (dal 17 luglio al 22 agosto).  Pietra dello scandalo è il dipinto intitolato Madonna Del Terzo Reich una raffigurazione alquanto bizzarra che vede Hitler al posto del bambino Gesù in braccio alla Vergine Maria. L’opera è affiancata da altre 33 creazioni suddivise in sezioni tematiche che corrispondono ai vari stadi della ricerca dell’artista. La sezione che più ha acceso gli animi è denominata Eretica ed è dedicata appunto ad una rilettura dell’iconografia religiosa tra sacro e profano. La Madonna del Terzo Reich ha scatenato le ire delle comunità cattoliche ed ebraiche che hanno già chiesto la cancellazione dell’evento: “il dipinto ci offende ed offende tutte le persone che hanno vissuto il terribile periodo del nazismo. Noi non ci nascondiamo dietro l’arte” ha dichiarato monsignor Stefano D’Atri.

Il sindaco Domenico Lombardi (eletto di recente) ha preso le distanze spiegando che l’evento era stato programmato dalla vecchia amministrazione comunale: “Mi prendo tutte le responsabilità ma non ho visto le opere prima della mostra, altrimenti avrei scelto un altro artista”. Ma nel comunicato dell’evento Giuseppe Veneziano difende così la sua arte: “La cosa meno scandalosa della vita e’ lo scandalo.sulla provocazione la questione e’ piu’ complessa. Ho sempre ribadito che se l’arte non provoca, allora cosa deve fare?”

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