Short stories 12 – Billboards NY-MI A/R

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CHI: Maurizio Montagna, milanese classe 1964, fine fotografo e appassionato di pesca. L’anti-divo della fotografia, è uno di quelli che lavorano tanto e vengono premiati; tante le mostre personali e collettive, ha esposto alla Triennale di Milano, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, al Museum of Modern Art di Zilina Bratislava. Contemporaneamente alla mostra da Photographia espone alla galleria Bertha and Karl Leubsdorf dell’Hunter College di New York nella mostra “Peripheral visions: italian photography in context, 1950s – present”.

DOVE: Photographia – Milano

QUANDO: 09 – 25 febbraio 2012

COSA: In mostra troviamo la serie Billboards, immagini raccolte anche in due bei volumi editi Damiani Editore. Il progetto, frutto di quattro anni di ricerca sul paesaggio urbano di Milano, si concentra sugli scheletri vuoti dei cartelloni pubblicitari, cosa succede quando manca il messaggio? Sono fotografie che riflettono su se stesse, il vuoto delle strutture pubblicitarie è rettangolare, come il mirino della macchina fotografica, il paesaggio circostante è indifferente a quella vacuità momentanea, il bianco e nero dell’immagine è netto. Partendo da artefatti umani ingombranti e fastidiosi, l’artista ha ripulito la realtà dal disturbo circostante, rendendoli quasi dei porti nella nebbia, confortanti rettangoli di vuoto.

PERCHÈ: Nel 1975 a Rochester (NY), presso l’International Museum of Photography venne organizzata una mostra intitolata “New Topographics, Photographs of a Man-Altered Landscape. Gli artisti presenti (Robert Adams, Lewis Baltz, Bernd ed Hilda Becher, Joe Deal, Frank Gohlke, Nicholas Nixon, John Schott, Stephen Shore ed Henry Wessel jr.), cresciuti in pieno boom post-bellico, hanno rivoluzionato la fotografia di paesaggio. Per la prima volta veniva mostrata la nuova America, quella dei centri commenrciali, dei motel e dell’omologazione industriale, e veniva fatto in maniera volutamente distaccata a esaltarne i risvolti negativi di una società fallimentare. Lo stesso approccio di Maurizio Montagna, che per lo stile asciutto e preciso di fotografia spesso viene creduto straniero. Alle geometrie scarne dei cartelloni pubblicitari si somma poi una delicatezza compositiva che anima le immagini e svela un risvolto di bellezza possibile in questa società di sprechi.

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