La pittura ha ancora un senso

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Le possibilità espressive e creative delle arti visive hanno subito una rapida espansione durante il corso del ventesimo secolo, Marcel Duchamp ha inventato il ready made e successivamente nel corso degli anni sessanta e settanta il proliferare di nuove tecniche come l’installazione, la performance, la land art, la body art, la video arte e la fotografia (non ultima quella digitale) sembravano aver dichiarato a morte la pittura.

Eppure negli scorsi anni la pittura ha incominciato un lento ma inesorabile cammino di ritorno riguadagnando prestigio tra collezionisti ed istituzioni e riconfermandosi regina di aste e compravendite di mercato. Ne aveva avuto il sentore il Centre Pompidou di Parigi nel 2002, presentando la mostra Cher Peintre, Lieber Maler, Dear Painter e profetizzando il ritorno ad una certa forma di pittura figurativa. Successivamente tra il 2004 ed il 2005 Charles Saatchi presentò a Londra una serie di tre mostre intitolate The Triumph of Painting. Nel 2007 fu invece il turno del MoMA di New York con la mostra What is Painting?, un evento teso ad esaminare il ruolo della pittura dal 1960 ai nostri giorni. Insomma la pittura non è mai morta, forse l’entusiasmo del digitale l’ha momentaneamente accantonata per un certo periodo di tempo ma svanite le promesse di mercato e di creatività della digital generation la pittura è tornata prepotentemente alla ribalta come mezzo espressivo essenziale, tecnica senza tempo come la scrittura e unico media che offre un contatto tangibile con il mondo. Per quanto ci riguarda la pittura ha senso ora come non mai.

Photo Copyright: Alex Brown e Blondeau Fine Art

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