Abdi Farah, Work of Art, Il Brooklyn Museum e…Yoda

di Redazione Commenta

Alla fine The Work Of Art, il reality show sull’arte contemporanea in 1 puntate in onda su Bravo Television ha decretato il suo vincitore. Si Tratta di Abdi Farah, neo laureato della Pennsylvania che ama definirsi in primis come un figlio di dio e non semplicemente un artista. Noi dopo aver dato un occhiata al sito del giovane Farah, che è molto ferrato sia in pittura che in scultura, siamo rimasti un poco delusi, sia per l’estremo manierismo della tecnica sia per la banale consistenza dei soggetti.

Eppure Abdi Farah ha vinto un premio più che prestigioso, sarebbe a dire esporre al Brooklyn Museum fino al prossimo 17 ottobre. Per l’occasione l’artista ha presentato opere di pittura e scultura, intitolando l’intero corpus Luminous Bodies. L’ispirazione, sempre secondo Farah, proviene direttamente da Guerre Stellari – L’impero colpisce ancora, e più precisamente da Yoda il maestro Jedi che parlando con Luke Skywalker afferma:”Esseri luminosi noi siamo,non questa materia grezza”. Dopo tali informazioni, che provengono direttamente dal sito del Brooklyn Museum, non possiamo non provare un certo ribrezzo. Insomma Farah è il prodotto dei nostri tempi, un personaggio televisivo che prende spunto da un personaggio cinematografico-televisivo, il simbolo solenne di un’identità artistica anestetizzata dai media.

Successivamente, il Brooklyn Museum continua negli sproloqui, affermando che far entrare in una sede istituzionale un vincitore di un premio televisivo non è una pratica del tutto inconsueta: “Nella Francia del 19esimo secolo, concorsi artistici come Work Of Art erano soliti svolgersi anche nei grandi musei. La più grande aspirazione per un artista era quella di partecipare ad una competizione che si teneva ogni anno o due al Louvre”.  Forse il Brooklyn museum si riferisce al  Salon, un’esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi, con cadenza biennale fino al 1863 ma in quel caso i protagonisti erano ben diversi.  Insomma se questo è il futuro dell’arte non ci resta che organizzare un novello  Salon des Refusés.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>