La Biennale di Enwezor contro quella di Gioni

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Okwui Enwezor, acuto osservatore dell’arte contemporanea internazionale senza predilezioni geografiche. Curatore esperto e smaliziato, che ha già avuto importanti esperienze professionali come Documenta e la Biennale di Gwangju, insomma un pensatore acuto e profondo che appare pronto ad ogni difficile sfida . Ora però il gioco si fa veramente duro, perché Mr. Enwezor è chiamato a curare una delle manifestazioni più attese di sempre, vale a dire la Biennale di Venezia. Il problema principale è rappresentato dal superamento di un record che almeno per quanto mi riguarda appare insormontabile, vale a dire superare Massimiliano Gioni. La Biennale del curatore di origini italiane ha seguito le orme di quella di Achille Bonito Oliva, rendendo evidente un nuovo modo di “curare” l’arte “curandola” il meno possibile. Via nomi altisonanti e spesso noiosi e dentro art brut, outsiders, espressioni esoteriche, mistero e occultismo. Insomma Gioni ha riscoperto un contatto con il pubblico che si era formalmente perso da anni. Il problema della maggior parte delle Biennali in giro per il mondo è forse rappresentato da una certa sudditanza psicologica che costringe molti curatori a chiamare i soliti nomi che a loro volta sciorinano i soliti oggetti postmoderni per paura di creare qualcosa al di fuori dei gusti estetici della scena. Questo continuo manierismo è il maggior indiziato della fuga delle persone dal mondo dell’arte. Ora aspettiamo cosa sarà capace di fare Enwezor, che tra le altre cose ha dichiarato quanto segue dopo la sua nomina: “ La Biennale è il luogo ideale per esplorare tutti questi campi dialettici di riferimento, e la stessa istituzione Biennale è fonte di ispirazione per la progettazione della Mostra.” Speriamo che i suoi buoni propositi ci aiutino a non sbadigliare.

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