Maurizio Cattelan in pensione per finta

di Redazione Commenta

Mentre il fuoriclasse della curatela all’italiana Massimiliano Gioni si sta ancora godendo la sua nomina a doge della prossima Biennale di Venezia, il suo alter ego Maurizio Cattelan non è certo fermo con le mani in mano. Il buon Cattelan aveva già da tempo annunciato il suo definitivo ritiro dalle scene dell’arte contemporanea, ma il pensionamento anticipato potrebbe essere in realtà l’ennesimo calembour di un artista che ci ha abituato ai repentini colpi di scena.

 Già, poiché l’enfant terrible dell’arte contemporanea avrà forse deciso di cessare la produzione creativa ma di fatto ha spostato i suoi interessi su qualcosa di molto, molto simile. Con l’aiuto dell’onnipresente Gioni, del Bard Curatorial Center e della Anna Kustera gallery, il buon Cattelan ha infatti deciso di aprire nientemeno che una galleria, anzi ad esser precisi uno spazio no profit che prenderà il nome di Family Business. Affari di famiglia quindi per la coppia GionAttelan che in passato ha già dato vita alla Wrong Gallery, un piccolo esperimento che ha però lasciato un gran polverone mediatico dietro di sé. La mostra di debutto di Family Business s’intitola The Virgins, per apostrofare così un gruppo di artisti che non ha mai esposto in una galleria di New York, attuale sede della premiata ditta GionAttelan. Tra i verginelli presenti alla mostra curata da un artista veterano come Marilyn Minter, ci saranno giovincelli d’assalto come Andrei Brischler, David Mramor, Rebecca Ward, Hennessy Youngman, Laurel Nakadate e Mika Rottenberg.

 Insomma, lo spazio sarà pure indie ma i nomi che ruotano attorno ad esso sono i soliti supercool radical chic che vanno tanto di moda di questi tempi. Insomma, tra il lusco ed il brusco, il nostro Maurizio Cattelan ha deciso di manovrare i fili dell’arte contemporanea dal retro del palcoscenico. Una posizione da manager che certamente saprà portargli ancor più potere politico, se mai ce ne fosse stato bisogno. Mica male, per un nonnetto in pensione.

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