Quando la Apple assomiglia al mercato dell’arte

di Redazione Commenta

A me i prodotti Apple piacciono tantissimo, sono stata una seguace di Steve Jobs e ho lungamente ammirato i suoi devices. L’era Tim Cook però ci sta abituando a strane consuetudini, mi riferisco al continuo riaffermare che tutto può essere il contrario di tutto. “L’iPhone non potrà mai essere completamente in plastica” ed invece eccoti quello colorato-plasticoso, “La giusta dimensione dell’iPhone è quella del 5s, non produrremo smartphones più grandi” ed invece eccoti spuntare l’iPhone 6 plus di grandi dimensioni, come concorrenza comanda. Inoltre è stato presentato il Watch, altro device che conferma l’abilità primaria di Apple, quella di costringerti a comprare oggetti che non servono a nulla ma che hai un disperato bisogno di avere. A ben pensarci Tim Cook si comporta proprio come un esperto del mercato dell’arte contemporanea, un anno cerca di convincerti che gli artisti cinesi sono l’affare del momento e poi l’anno seguente è lì a giurarti che sono i russi quelli che venderanno di più. L’abilità di questi signori sta proprio nel creare un’aspettativa, nel costruire un’affermazione capace di essere negata con candida semplicità. Ecco quindi che la video arte è più cool della pittura e la scultura è meno cool dell’installazione. Speriamo solo che a Cupertino non si mettano in testa di buttarsi nel mercato dell’arte.

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