
Chi non conosce Lou Reed? Stiamo ovviamente parlando dell’ex leader dei Velvet Underground che assieme al grande John Cale compose alcuni brani entrati nella storia del rock come Sunday Morning, Femme Fatale, Heroin, I’ll Be Your Mirror, Venus in Furs, I’m Waiting for the Man, The Black Angel’s Death Song e All Tomorrow’s Parties. In seguito il grande rocker ha proseguito da solo, collaborando con grandi cantautori come David Bowie e dando vita all’album Transformer, presumibilmente uno dei migliori dischi di sempre.
Nel corso della sua lunga carriera, Lou Reed ha più volte incrociato le arti visive, reinventandosi persino fotografo. Oggi il grande vecchio compie gli anni, visto che è nato in quel di Brooklyn il 2 marzo del 1942. In occasione di questa lieta ricorrenza, abbiamo deciso di parlare del suo primo documentario, visto che il film verrà trasmesso per la prima volta in Italia da Studio Universal (Premium Gallery su DTT) il 2 marzo alle ore 20:00 all’interno della rassegna Lost & Found, dedicato alle perle del cinema che spesso vengono dimenticate in cantina.
Un cantante dalla voce fuori dal comune, un performer selvaggio ed originale, un’animale da palcoscenico, un trasformista, un grande artista. Questo è molto altro ancora è stato Klaus Sperber, meglio conosciuto come Klaus Nomi. Nato a Immenstadt, in Germania nel 1944, negli anni ’60 iniziò a lavorare come usciere alla teatro dell’Opera di Berlino dove aveva preso l’abitudine di cantare sul palco dopo la fine degli spettacoli. Nel 1972 Nomi decise di partire per gli Stati Uniti e si trasferì a New York dove cominciò a farsi conoscere nella scena artistica dell’East Village.
Peter Howson è un artista scozzese, non uno dei più grandi certo ma nemmeno un pittore della domenica visto che nel 1993 ha ricoperto il ruolo di artista di guerra per l’esercito britannico durante il conflitto bosniaco, creando alcune delle più incredibili e controverse opere che fissarono su tela gli orrori e le atrocità di quella insensata lotta fratricida. Nella sua prima spedizione in Bosnia l’artista rimase talmente traumatizzato che chiese di tornare a casa senza aver prodotto nemmeno un disegno. Quando Howson decise di tornare in Bosnia riuscì finalmente a sbloccarsi ma dovette creare le sue opere usando il lucido da scarpe e la cera delle candele poichè una parte del suo materiale artistico era stata rubata.