Anche nel suo secondo film Gabriele Albanesi mi lascia il dubbio sempre di qualcosa di ancora immaturo o incompleto, ma anche la sensazione di qualcosa di bello. Eppure i suoi riferimenti e referenti sono sempre tutti interessanti. Qui appare rifarsi al vecchio cinema italiano horror con ampie citazioni da Bava a Fulci a Dario Argento.
Nella trama Ubaldo Terzani scrittore visionario di grande fama e forza affianca il giovane 25enne impacciato nella scrittura che sta cercando un salto di qualità. Scrivono una storia insieme. Ubaldo Terzani nasconde qualcosa.
Dato interessante: nel raccontare a che punto è la storia che scrivono, i due dichiarano di aver fatto finora solo scene d’atmosfera e di aver tirato lungo senza ancora far vedere l’orrore che apparirà nelle scene finali con grande generosità di splatter. Stessa cosa accade nel film. Coincidendo i momenti Albanesi dichiara dunque di sapere benissimo cosa sta facendo, le scene tirate non appaiono più tirate ma un tentativo di diluire in substrati continui una lunga attesa d’atmosfera fino a mettere il dubbio che il film non abbia nulla di splatter.
Il finale in compenso è abbastanza degno, credo, e il Terzani è all’altezza di tutti i personaggi di cui fa la parodia, non parodia comicamente, ma il canto alla maniera di. Resto sempre dell’idea che Albanesi migliorerà ancora e che dovrebbero produrlo meglio, ma intanto mi continua a divertire con quello che fa e questo è qualcosa.
I suoi film mi restano. Evidentemente le immagini create non sono così superficiali, sebbene poi lo siano. E per superficiali intendo di superficie, sopra o davanti, davanti al girato, fingendo di non indagare altro che non la trama.