Jessica Hilltout e i mondiali di calcio visti dai più poveri

Alla fine la tenace e coraggiosa Spagna è riuscita a spuntarla sui tulipani dell’Olanda, vincendo il suo primo campionato mondiale di calcio. La partita è stata durissima ed ha lasciato dietro di sé molte polemiche da parte degli orange ma alla fin fine dobbiamo ammettere che gli iberici hanno vinto meritatamente il tanto agognato trofeo. Le Furie rosse sono state accolte ieri in patria al Palazzo della Zarzuela dal re Juan Carlos che non ha saputo trattenere il suo entusiasmo: “Avete tramutato un sogno in realtà” ha esclamato il sovrano.

Si spengono quindi i riflettori su Sud Africa 2010, un mondiale caratterizzato da molte sorprese e da tante perplessità. Quello che più ha colpito la nostra sensibilità è il profondo divario tra le fastose pomposità del mondo del calcio e l’estrema povertà della stragrande maggioranza della popolazione del continente nero. Eppure per chi non ha niente a volte il calcio è tutto. In merito a tale questione, Jessica Hilltout, una fotografa belga dall’animo nomade ha deciso di caricare il tetto di un maggiolone Volkswagen con un’infinità di palloni da calcio e di compiere in seguito un viaggio attraverso l’Africa per documentare l’amore della popolazione nei confronti del celebre gioco.

Owen Maseko, ancora un altro artista censurato in Africa

Lo scorso fine settimana l’artista Owen Maseko è stato arrestato dalla polizia a causa di una sua mostra alla National Gallery di Bulawayo nello Zimbabwe. Tale atto ci riporta tristemente alla mente un’altra censura perpetrata ai danni dell’arte sempre nello Zimbabwe di cui abbiamo ampiamente parlato in un nostro precedente articolo.

Secondo l’Associated Press, Maseko ha raccolto alcune foto di famiglia di persone scomparse mescolandole ad immagini di depositi minerari dove si pensa siano sepolti alcuni resti umani ed ha aggiunto all’interno della mostra anche alcuni rapporti su un’insurrezione armata nel distretto del Matebeleland dopo l’indipendenza del 1980. Ricordiamo che il distretto fu letteralmente fatto a pezzi dalle truppe fedeli a Mugabe e migliaia di civili innocenti furono massacrati nella lotta.

La maledizione del petrolio vista da Ed Kashi

Violenza, corruzione, Guerra. La nuova serie del fotogiornalista Ed Kashi punta il dito sul devastante effetto della produzione del petrolio. Si chiama Curse of Black Gold, La maledizione dell’oro nero e suona come un vecchio racconto d’avventura di by Edgar Rice Burroughs o Henry Rider Haggard. Ed invece è il titolo di un nuovo ed epico reportage di Ed Kashi che documenta gli effetti di 50 anni di produzione del petrolio in Africa.

Effettivamente le storie di Kashi hanno tutto quello che un buon romanzo d’avventura dovrebbe avere: intrighi politici, guerre fra tribù, disastri ecologici,corruzione su vasta scala, violenze e rapimenti. Il set di questa trama è il vasto delta del Niger, 28.000 metri quadrati di foresta pluviale e paludi di mangrovie. Peccato che le immagini documentate da Kashi non sono frutto dell’ingegno letterario ma della nuda e cruda realtà. Il fotografo è già avvezzo al pericolo dato che nel 2006 è stato arrestato dai militari mentre scattava alcune immagini della regione del Nembe ed è stato trattenuto illegalmente in prigione per 4 giorni.