(e)Straniamento – Tre mostre evento a La Nube di Oort

Martedì 29 novembre inaugura (e)Straniamento, collettiva di Anita Calà, Oan Kyu, Daniela Monaci e Marcello Mantegazza. Inizia con questa esposizione un ciclo di tre mostre-evento nate dalla collaborazione tra Barbara Martusciello, Massimo Prampolini e Cristian Stanescu dedicate dalla Galleria La Nube di Oort di Roma al complesso tema, quanto mai attuale, dell’estraniamento.

La manifestazione prevede una successione di collettive e conversazioni dedicate alla questione dell’estraniamento come reazione individuale a uno stato di intensa alienazione, ai non-luoghi – come nella definizione del sociologo Marc Augé – alla società liquida – come pensata da Zygmunt Bauman – e a una serie di problematiche connesse all’attuale realtà socio-esistenziale. Giocate sulle sottili differenze linguistiche straniamento/estraniamento queste esposizioni, affiancate da incontri tematici, con letture e conversazioni, tratteranno il tema del dolore e della frustrazione che spingono un essere umano a non riconoscersi più in niente.

Nasce il DIVAG, la commissione per la diffusione delle opere dei giovani artisti

All’inizio del XX secolo è nato l’uso di arredare le sedi di rappresentanza istituzionali con opere appartenenti ai nostri musei. Ciò ha comportato molto spesso la dispersione di numerose opere d’arte. Più di cento dipinti nel corso degli anni sono andati distrutti o perduti. A oggi la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Roma ha più di 400 opere d’arte prestate ad altre sedi dello Stato.
Per arginare questa continua dispersione Rossella Vodret, Soprintendente per il Polo Museale della città di Roma, ha ideato un progetto per coinvolgere giovani artisti nell’ambito delle sedi di rappresentanza dello Stato con il doppio scopo di soddisfare le esigenze di arredo e valorizzare giovani talenti. Per la realizzazione di tale progetto ha nominato una Commissione per la Valorizzazione e la Diffusione delle Opere Artistiche Contemporanee (DIVAG) che verrà presentata oggi alle 13:00 nella Sala Altoviti di Palazzo di Venezia.

-10: RUINS AREN’T HERE, prima mostra del ciclo di 11 eventi tesi ad indagare il rapporto tra rovine e contemporaneità

Sabato 15 ottobre 2011, alle ore 18,00, presso la galleria trecinque 3)5 Arte Contemporanea di Rieti, si inaugura -10: RUINS AREN’T HERE, prima mostra del ciclo di 11 eventi tesi ad indagare il rapporto tra rovine e contemporaneità. Un rapporto paradossale, che vede proprio nell’ora della distruzione totale la scomparsa delle rovine come realtà e come memoria. L’iniziativa si propone di dare una rilettura di natura estetica ad alcuni ruderi creati dall’uomo ma assenti in forma fisica: esse sono rovine appartenenti più alla sfera comunicativa che a quella dell’architettura, dell’arte o dell’archeologia.

Protagonista di questo primo incontro è Fabio Fornasari, architetto e artista da anni impegnato in una ricerca sul ruolo delle immagini nella contemporaneità. Sarà proprio la sostituzione della rovina a immagine ad essere al centro della riflessione della mostra: a distanza di dieci anni non rimane infatti alcun resto fisico che permetta di ricordare il tragico evento dell’11 settembre 2001. Le montagne di funeste macerie delle due torri del World Trade Center di New York create della potenza dello schianto dei due aerei sono state sostituite da una moltitudine di rovine virtuali, da rappresentazioni fruibili unicamente tramite uno schermo. La memoria è stata, così, rimpiazzata dalle immagini.

Lucia Vera Coccaro: Gli amanti. Fotografia e ambientazione site specific

Testo di Barbara Martusciello

Inaugurazione 4 giugno dalle ore 18 alle 24. The Deep, Via di San Calisto 9 – Roma

Lucia Vera Coccaro è una giovane ma già edotta fotografa venezuelana (Caracas, 1982) che si è formata all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, città a lei molto cara, e studiando a Roma Fotografia. Come scrive il critico Barbara Martusciello, essa “dimostra un interesse per il paesaggio e il reportage che sa restituire rivelando debiti consapevoli nei confronti del Pittorialismo e della successiva composizione straight di storica memoria”. Ma è soprattutto attratta “da quanto avviene sotto la superficie del visibile”. Infatti, “scava alla ricerca del nervo scoperto della società e di quel lato oscuro del quale è capace di cogliere l’intima fragilità, la sconcertante dolcezza e la dolorosa malinconia.

Dove il desiderio e la necessità di essere e di vivere si palesano nascondendosi dalla luce e dal quotidiano ritagliandosi spazi di libertà. Come avviene al Gender, locale romano che da 12 anni fa conoscere la cultura transgender – o meglio nogender – e noto per avere spazi dark ove gli avventori possono ritirarsi per conoscersi e praticare sesso. Lucia Vera, quindi, in accordo con il patron del club, Klaus Mondrian, molto conosciuto anche nel mondo dell’arte contemporanea, è entrata in questo tempio inconfessato e ha scattato moltissime foto con il suo sguardo indagatore mai severo, empatico, che è riuscito a dare una documentazione e un affresco d’umanità coloratissimo, di forte caratterizzazione pittorica.

Gli anni d’oro della Street Art all’italiana

Joe, Pane Trv, Sugo, Tuff, Koma, Heko, Game. Chi sono costoro vi chiederete voi, ebbene stiamo parlando di una scena lontana lontana, quella della street art alla romana per intenderci. In pieni anni ’90, quando gli eroi del contemporaneo come Banksy non erano ancora coccolati dalle grandi istituzioni internazionali, le metro e le mura della capitale si riempivano di tags e murales compiuti dagli street artists appena citati.

Se siete di Roma e vi è capitato di prendere la metro od il famigerato trenino per Ostia, avrete sicuramente visto le opere di Pane e compagnia cantante sui vagoni e sui sottopassi nei pressi dei binari. Molti di quei tags sono ancora li e nel bene e nel male hanno scandito le giornate (soprattutto gli spostamenti) di centinaia di migliaia di romani. Reperti archeologici di una Roma che sognava a stelle e strisce senza disdegnare un bel piatto di carbonara. Ma era comunque una street art battagliera, notturna e suburbana come è possibile leggere dalle pagine del blog pezzate: “Dipingere a Laurentina, il capolinea della metro B a Roma sud, non era cosa facile durante il servizio, perche bisognava farlo col conducente dentro al treno che aspettava di partire. In piu c’erano pulitori e treni che andavano e venivano sulle altre banchine, e la guardia di stazione che di tanto in tanto si faceva un giretto. Una volta partito il treno tutti dietro ai cespugi a bordo banchina ad aspettare il convoglio successivo e così via finche non esaurivi gli spray o eri costretto a scappare…”.

I Love Music – Le connessioni, affinità e contaminazioni tra arte e musica

I LOVE MUSIC, a cura del critico Barbara Martusciello e di Giuseppe Stagnitta, organizzato da Takeawaygallery, è un progetto espositivo che inaugura a Roma giovedì 18 novembre 2010 e che si articola in tre appuntamenti espositivi, i successivi dei quali si apriranno rispettivamente giovedì 20 gennaio e giovedì 17 marzo 2011.

La mostra collettiva che coinvolge 20 fotografi e artisti che usano il mezzo fotografico i quali si confrontano con il tema della musica in tutte le sue possibili declinazioni sono: Claudio Abate, Matteo Basilè, Emiliano Cataldo, Mimmo Cattarinich, Giovanni Cozzi, Angelo Cricchi, Francesca Da Canal, Nicola Di Caprio, Teresa Emanuele, Stefano Esposito, Ilaria Ferretti, Rodolfo Fiorenza, Carlo Gallerati, Guido Laudani, Rosetta Messori, Claudio Palmieri, Nicolaj Pennestri, Arash Radpour, Fernanda Veron e Pino Settanni – recentemente scomparso, al quale sarà dedicato un particolare omaggio a chiusura della manifestazione alla quale aveva aderito con grande entusiasmo – evidenziano come tra le Arti visive e la Musica ci sia sempre stato un profondo rapporto basato su citazioni, connessioni, affinità e contaminazione linguistica.